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Pisapia "stakanovista" applaudito. Ma Sea approvata senza accordi

Dopo consiglio comunale record (più di un giorno), per Sea-Serravalle immutato l'impianto, al via il bando di vendita. Pisapia quasi sempre in aula, per lui l'applauso dall'opposizione dopo 24 ore. Accuse incrociate tra Pdl e Pd

L'aveva detto, Pisapia, che se eletto sindaco avrebbe assiduamente presenziato al consiglio comunale. E a un anno esatto dalla vittoria alle primarie, lunedì 14 novembre 2011, era in aula ad assistere alla seduta forse più cruciale per la sua amministrazione dall'insediamento: quella del "via libera" al bando congiunto per la vendita di Sea - Serravalle. Necessaria a non sforare il patto di stabilità.

Il giorno dopo, cioè ieri, dopo 24 ore di seduta, gli è arrivato un riconoscimento inaspettato, quello del leghista Alessandro Morelli e dell'ex vicesindaco Riccardo De Corato, che hanno invitato i colleghi ad applaudire il sindaco per la sua presenza. "Mi ha fatto molto piacere perchè vuol dire che si è riconosciuto che quantomeno mi sono impegnato", ha commentato Pisapia.

Consiglio comunale eterno © Melley/MilanoToday

Ma si tratta di un'eccezione di galateo istituzionale, perché per il resto la seduta-fiume (dalle 14.30 di lunedì alle 17.30 di martedì) ha prodotto, alla fine, il risultato voluto dall'amministrazione (l'approvazione del bando in tempo utile perché scada il 16 dicembre senza sostanziali modifiche), ma al prezzo di un durissimo ostruzionismo da parte di Pdl e Lega, con i consiglieri di maggioranza impegnati a garantire il numero legale. Tra continui rinvii della fine di seduta e (a un certo punto) tempi contingentati per la discussione, in modo da fare ancora più in fretta.

Oltre ai consiglieri di maggioranza, 28 o 29 sempre presenti, impegnati a garantire il numero legale, "stakanovisti" della seduta sono stati, tra gli altri, il leghista Morelli e i consiglieri del Pdl De Corato, Masseroli e Tatarella (che si rivela sempre più un "trascinatore"). Sempre presente anche Manfredi Palmeri, che ha mantenuto un ruolo di opposizione più istituzionale, rinunciando a intervenire su emendamenti non suoi per non far perdere tempo all'aula ma richiamando spesso il presidente Rizzo all'applicazione del regolamento, punto "caldo" tanto che il Pdl ha annunciato il ricorso al Tar per verificare che sia stato fatto rispettare.

E veniamo alla delibera. Votata dai 29 consiglieri di maggioranza escluso Cappato (che si è astenuto), prevede quattro modifiche rispetto al testo iniziale. La prima modifica, frutto di un accordo tra il Pd e la Lega, prevede che il dividendo di 124 milioni di Sea sia frazionato: 62 milioni nel 2012 e altrettanti (ma con gli interessi) nel 2013. La seconda modifica prevede che il direttore finanziario sia nominato dal socio acquirente ma col gradimento del comune di Milano. L'Idv ha poi chiesto di specificare che il comune non scenderà sotto il 51% di proprietà e che avrà diritto di prelazione in caso di vendita.

Nessun accordo "di sostanza", quindi, tra maggioranza e minoranze, nonostante diverse volte si siano tentati accordi. E inconciliabili appaiono anche i giudizi ex post. Alessandro Morelli, ad esempio, spiega che "le divisioni interne tra Boeri, Rozza e i personalismi di Tabacci hanno fatto in modo che il voto su una delibera voluta dalla giunta Moratti, e quindi potenzialmente condivisa anche dal centrodestra, si sia rivelato un muro contro muro valicabile solo attraverso la gestione bulgara dell'aula del presidente Rizzo". Di tutt'altro avviso Carmela Rozza: "Pdl e Lega hanno rifiutato qualsiasi confronto e dialogo per velocizzare il percorso. Si è gridato allo sfascio e lavorato insistentemente per non fare raggiungere l'obiettivo".

Se possibile più duro il presidente Basilio Rizzo, pesantemente criticato per la sua gestione d'aula: "Mi sono sentito tradito su un impegno preciso che è stato disatteso con un impressionante assalto alla giunta", ha commentato dopo la chiusura della seduta.

L'impressione che se n'è tratta è che le posizioni fossero semplicemente davvero inconciliabili, ma che sia nel Pdl sia nel Pd alberasse la volontà di arrivare a un accordo. Il dato da cui partire è che nessuno ha messo in dubbio (né poteva farlo) la necessità di vendere Sea e Serravalle. Non la maggioranza (che ne ha fatto una questione di principio per non sforare il patto di stabilità) e non l'opposizione (la giunta Moratti aveva preparato il bilancio 2011 proprio basandosi sulla vendita delle quote). Dove si è interrotto allora il dialogo? Sicuramente sulla base d'asta, perché quella proposta dal centro-sinistra è stata giudicata una svendita dal Pdl e dalla Lega, poiché è stata scelta la quota minima di valore nella forchetta indicata da Kpmg. E sicuramente su altre variabili "minori", come la previsione che il socio acquirente potrà indicare il direttore finanziario di Sea, condizione inaccettabile per il centro-destra.

Sullo sfondo il sospetto, da parte dell'opposizione, che tutto fosse ricalcato "su misura" per il fondo di Vito Gamberale, dal quale era giunta un'offerta per Sea e Serravalle il giorno stesso della seconda asta (solo per Serravalle) andata a vuoto. Interpretazione ovviamente smentita varie volte, in aula e fuori dall'aula, dall'assessore Tabacci, che a seduta chiusa (e delibera votata) ha fra l'altro dichiarato: "Noi abbiamo posto come valore base qualcosa di leggermente superiore all'offerta di Gamberale. Non abbiamo affatto detto 'venite che vi regaliamo un po' di gioielli di famiglia', anzi". Dalle accuse incrociate si sottrae soltanto Pisapia: "Voglio ringraziare - ha detto prendendo la parola a fine seduta - i lavoratori e i funzionari del comune che ci hanno accompagnato in questa decisione e ringraziare i consiglieri comunali tutti, soprattutto quelli della maggioranza ma anche quelli dell'opposizione, che hanno fatto il loro dovere, di opposizione".

Ora non resta che verificare quante offerte arriveranno, se saranno congrue, se ci sarà (come si è sempre augurato Tabacci) una gara al rialzo tra investitori, se (come si è augurato Basilio Rizzo) "le istituzioni finanziarie si mostreranno all'altezza del bando", e soprattutto se il comune (come hanno ricordato i sindacati) si occuperà ora della "tutela dei 4.500 dipendenti diretti e dei tanti dell'indotto". E infine se il comune (come hanno ripetutamente chiesto i consiglieri di opposizione, ma anche Roberto Biscardini del Pd) comincerà a occuparsi anche della politica industriale di Sea, per governare un piano di sviluppo degli aeroporti milanesi.

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