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Economia

A Milano è battaglia sugli affitti brevi

Le associazioni di categoria si schierano contro il comune: "Solo l’1,6% degli alloggi esistenti in città sono proposti online"

È guerra sugli affitti brevi a Milano. Dopo l'ipotesi avanzata dall'assessore Maran circa la limitazione degli alloggi offerti in locazione turistica temporanea è arrivata la replica dell'associazione italiana gestori affitti brevi. L'annuncio "ha spiazzato gli imprenditori che hanno sempre considerato Milano un laboratorio virtuoso per gli affitti brevi", si legge in una nota dell'Aigab.

"Solo l’1,6% degli alloggi esistenti in città sono proposti online come casa vacanza con un indotto di 1,7miliardi. - spiega l'Aigab -. Stimiamo su Milano prenotazioni per il 2023 pari a 350milioni di euro, di cui 171milioni (il 52%) andranno ai singoli proprietari degli immobili e il 19,5%, grazie anche al lavoro dei property manager professionali, direttamente nelle casse dello Stato. Al Comune di Milano andranno 17milioni come imposta di soggiorno, allo Stato oltre 39milioni in cedolare secca e 14,6 milioni in Iva su commissioni ai siti di prenotazione".

Sul caso è intervenuta anche Confcommercio. "Partirei innanzitutto con una nota di metodo per l’assessore comunale Pierfrancesco Maran: perché non si è affrontato l’argomento interloquendo anche con gli imprenditori professionali?", ha dichiarato Francesco Zorgno, presidente di Rescasa Lombardia, l’Associazione, aderente a Confcommercio Milano, che riunisce le imprese dei servizi professionali di ospitalità in appartamento (residence e case vacanza).

"Maran solleva temi importanti di equilibrio per una metropoli come Milano che deve saper coniugare attrattività per turisti e visitatori d’affari con le difficoltà d’affitto di famiglie e degli studenti universitari - ha proseguito Zorgno -. Ma, per come il dibattito è emerso dai media, c'è un evidente equivoco sul ruolo dei cosiddetti ‘grandi player’. Gli operatori professionali si occupano infatti di case singole di piccoli proprietari (che gli stessi non riescono a gestire da soli), mentre non risulta che il mercato milanese sia dominato da soggetti che possiedono centinaia di immobili. Gli affitti brevi - ha concluso Zorgno - difficilmente possono contribuire a determinare, comunque, il caro affitti. Si tratta infatti di un fenomeno relativamente circoscritto con circa 15mila unità a Milano contro le 183mila negli affitti tradizionali".

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