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Economia

Perché Maran chiede una proroga del superbonus per le case popolari

Secondo Maran il bonus varato dal governo Conte potrebbe cambiare volto ai quartieri popolari di Milano

Per il momento il superbonus non è in discussione, anzi: la misura è stata prorogata (fino a settembre 2022) per le villette unifamiliari. Per i condomini la misura scadrà a fine 2023 ma l'assessore alla casa e piano quartieri di Milano, Pierfrancesco Maran, chiede che la misura venga prorogata soprattutto per permettere gli interventi sui palazzi popolari.

"Noi continuiamo a sperare che il governo differenzi tra il superbonus per tutti e quello per le case popolari: se si proseguisse limitatamente a questo ambito si potrebbe fare un’azione di rivoluzionamento delle case popolari di cui il Paese ha assolutamente bisogno e che per Milano è indispensabile", ha detto Maran a margine della conferenza stampa "Reinventing cities" a Palazzo Reale nella mattinata di giovedì 5 maggio.

Superbonus: tutto quello che c'è da sapere

Maran, inoltre, ha auspicato la realizzazione di una sorta di "corsia preferenziale" per l'edilizia popolare. "Condivido molte delle critiche fatte dal presidente Draghi sulla misura del superbonus, sia perché non c’era trattativa sul prezzo e sia perché non si poteva trattare se il limite era il 2023 - ha aggiunto -. Le case popolari non avevano per forza bisogno di fare i lavori entro la scadenza del prossimo anno: facciamo una pianificazione anche fino al 2030, però che consenta l’intervento sui palazzi che ne hanno più bisogno. Questo sarebbe importante, lo stiamo dicendo da tempo. Potrebbe essere un modo anche per non chiudere totalmente la leva del 110% ma indirizzarla verso obiettivi pubblici, con cifre anche più ridotte".

I problemi del superbonus

Il superbonus è stato ampiamente criticato da Mario Draghi mentre i partiti lo hanno sempre difeso a spada tratta (vincendo il duello in parlamento). Viene però da chiedersi quanto il primo ministro abbia ragione nel merito e quanta ragione abbiano invece le forze politiche che si schierano a favore della misura.

Il premier ha parlato di un costo di efficientamento "triplicato" perché il bonus "toglie la trattativa sul prezzo".  Un'informazione che tuttavia non siamo riusciti a verificare e di cui il presidente del consiglio non ha meglio esplicitato la fonte.

L'ultimo rapporto della Camera dei deputati sul "recupero e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio: una stima dell'impatto delle misure di incentivazione", uscito lo scorso dicembre, ci fornisce però dei dati interessanti. Intanto, com'era prevedibile, la spesa per gli investimenti in edilizia "incentivati" ha fatto un balzo nel 2021, passando da una media di 30 a 51,2 miliardi. Si fa poi notare che "i lavori che stanno beneficiando del super ecobonus hanno conosciuto dalla fase di avvio fino ad oggi una costante e progressiva crescita, non solo degli importi complessivi, ma anche dei costi di intervento". 

In particolare il costo medio per intervento per le unità unifamiliari e le unità immobiliari indipendenti è passato "da 84mila euro ad intervento nelle asseverazioni presentate fino a marzo 2021, ai 113mila nel bimestre agosto-settembre, per diminuire a 108mila euro ad intervento nelle asseverazioni presentate ad ottobre 2021".

Ad aprile 2022, stando ai dati Enea, l'investimento medio per ristrutturare una villetta col bonus del 110% è stato di circa 112mila euro e di 97.575 per gli edifici funzionalmente indipendenti.

Prezzo costruzioni-2

All'aumento del costo medio per intervento potrebbero aver contribuito i rincari dei prezzi delle materie prime. Secondo l'Ance (Associazione nazionale costruttori edili) il prezzo dell'acciaio tondo per il cemento armato ha subito un rincaro del +40% nel 1°bimestre del 2022, e così pure quello del bitume (dati aggiornati al 24 marzo 2022). Per limitare le speculazioni (e le frodi) è doveroso ricordare che il governo fissa annualmente un tetto al costo dei materiali per usufruire dei bonus, tetto che di recente è stato aumentato del 20% proprio per far fronte ai rincari. 

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(Grafico dell'Ance)

I bonus edilizi e l'equità (che non c'è)

Probabilmente però, tralasciando il "fattore frodi", l'aspetto che andrebbe maggiormente sottolineato riguarda l'equità del superbonus e degli altri incentivi di questo tipo. Il report della Camera dei deputati mette in evidenza il fatto che i bonus edilizi (non parliamo in questo caso del bonus al 110%, ma il discorso non può che essere analogo) non hanno "agevolato proporzionalmente le fasce economiche dei contribuenti", ma hanno invece assunto "una dimensione fiscale di 'antiprogressività' agevolando in misura crescente i redditi elevati, sia per numerosità di ricorso agli incentivi, sia per importo dei lavori". I dati relativi alle dichiarazioni dei redditi del 2020 (e relativi alla fruizione del bonus ristrutturazione al 50%) sono eloquenti: se sotto i 10mila euro il beneficio medio è di 388 euro, per chi guadagna oltre 150mila euro sale a 2.524, oltre sei volte di più. 

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