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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Rischio chiusura per il Piccolo: "Ci trattano come un ufficio anagrafe"

Il Piccolo teatro di Milano rischia di chiudere i battenti come tutti i teatri stabili se il governo non interverrà per evitare le conseguenze della spending review, che, oltre ai tagli, li equipara alle pubbliche amministrazioni impedendo loro pubblicità, mostre, ma anche sponsorizzazioni

Dopo il San Babila, Ii Piccolo teatro di Milano rischia di chiudere i battenti come tutti i teatri stabili se il governo non interverrà al più presto per evitare le conseguenze della spending review, che, oltre ai tagli, li equipara alle pubbliche amministrazioni impedendo loro pubblicità, mostre, ma anche sponsorizzazioni o attività di formazione. Tradotto: rischia di chiudere anche la Scuola fondata da Giorgio Strehler e diretta da Luca Ronconi.

"Ci trattano come un ufficio anagrafe" dice il direttore del Piccolo Sergio Escobar facendo un appello al governo perché "risolva il problema attraverso un emendamento urgente, in modo da scongiurare la paralisi di istituzioni che da sempre hanno i conti in ordine". Altrimenti c'é davvero "il rischio chiusura".

Il problema non sono i tagli (che al Piccolo sarebbero di circa 2 milioni di euro solo per quanto riguarda i cosiddetti costi intermedi) ma "peggio dei tagli", secondo Escobar, è "l'interdizione di attività fondamentali per noi, per l'autofinanziamento". E il Piccolo ha la percentuale di autofinanziamento più alta fra i teatri europei, tre volte quella dell'Odeon di Parigi. "Faccio un appello al consiglio dei ministri e al premier Letta, che ha detto che non si tocca la cultura", ha spiegato Escobar rivendicando i risultati del Piccolo: bilanci in pareggio, trecentomila spettatori l'anno, oltre 21mila abbonati, spettacoli in tutto il mondo.

Fra le attività negate ci sarebbero anche le missioni all'estero però, così come le consulenze che in teatro si chiamano collaborazioni artistiche e sono una parte essenziale dell'attività. "Prendo atto con soddisfazione che il ministro Massimo Bray ha risolto l'emergenza nella quale si trovano le fondazioni liriche il cui passivo complessivo è di 330 milioni di euro, un importo pari quasi a quello dell'intero Fondo unico dello spettacolo, evitando i tagli previsti dalle norme della spending review. Ma al tempo stesso - conclude - esprimo forte preoccupazione per il Piccolo Teatro e per tutti i teatri stabili, che rischiano la chiusura se viene mantenuto l'assurdo inserimento nell'elenco Istat allegato alle ultime leggi finanziarie, che li riduce di fatto a pubbliche amministrazioni non produttive".

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