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Economia

Comuni virtuosi ed efficienti: Milano a metà classifica, secondo tra quelli "in negativo"

Il capoluogo lombardo offre una quantità di servizi superiore allo standard, ma lo fa a costi elevati. La classifica

Milano è a metà classifica tra i comuni virtuosi ed efficienti d'Italia dal punto di vista del bilancio e finanziario. A certificarlo è l'Osservatorio sui Conti pubblici dell'Università Cattolica, diretto da Carlo Cottarelli. L'osservatorio ha costruito un indice che misura l’efficienza dei comuni italiani per quantità di servizi offerti e spesa sostenuta.

In esame sono stati presi i 53 comuni capoluogo di provincia delle regioni a statuto ordinario con più di 80 mila abitanti. Va molto bene l'Emilia Romagna con ben 5 città nelle prime 8 posizioni. Il comune più virtuoso risulta Pisa, seguito da Parma, Padova, Piacenza, Cesena, Reggio Emilia, Prato e Bologna. Al decimo posto la prima città lombarda, Bergamo.

La città in testa alla classifica, Pisa, ha un indicatore di efficienza molto alto, 139,50 punti, nettamente superiore alla sceonda classificata, Parma, che totalizza 85,31 punti. Milano è 29esima, con un indicatore di poco negativo: è la seconda città con un valore negativo dell'indice (-2,81) dopo Brescia (-2,67).

A confronto la spesa pubblica e i servizi offerti

Spieghiamo ora come questi numeri sono stati ricavati. L'osservatorio ha messo a confronto due indicatori diversi, quello della spesa e quello dell'offerta di servizi, che poi sono stati sottratti (offerta-spesa) per ottenere l'indicatore di efficienza. Che quindi può essere positivo o negativo. Se è negativo, significa che alla spesa non corrispondono servizi adeguati.

Alessandro Banfi, ricercatore dell'osservatorio, spiega come i dati sono stati ottenuti. Sono state prese in esame sei aree di spesa (e di servizi): smaltimento rifiuti, funzionamento degli uffici, istruzione, attività sociali, viabilità e territorio, polizia locale. Per ciascuna area è stato calcolato quanto il comune spende e quanto offre in termini di servizi restituiti ai cittadini. 

Per rendere quantificabili i servizi l'osservatorio ha individuato alcuni "output" come, ad esempio, la percentuale di raccolta differenziata (area smaltimento rifiuti) o statistiche su multe, rimozioni forzate e altro (polizia locale). Confrontare la spesa con i servizi è utile per non "etichettare" con troppa fretta le amministrazioni comunali. Può darsi, infatti, che un comune spenda tanto, ma restituisca altrettanto ai cittadini in termini di servizi: in questo caso non potrebbe essere definito inefficiente.

Milano: più servizi della media ma a costi elevati

"I comuni italiani devono rivalutare le rispettive esigenze e introdurre i 'fabbisogni standard' al posto di quelli 'storici' per calcolare trasferimenti statali e capacità fiscali", argomenta Carlo Cottarelli. I dati di base sono stati ricavati da quelli raccolti da Sose Spa (una società creata dal Ministero dell'Economia e dalla Banca d'Italia) proprio con lo scopo di rendere disponibili (su OpenCivitas.it) informazioni sulla finanza locale.

Il semplice indicatore allora può non essere sufficiente a capire la realtà della situazione finanziaria e dell'offerta di servizi pubblici da parte di un comune specifico. Pisa, per esempio, che come abbiamo visto "trionfa", lo fa perché riesce ad offrire servizi notevolmente superiori alle altre città senza discostarsi più di tanto dal livello di spesa di città simili.

Milano è a metà classifica, con un indicatore leggermente negativo, perché offre circa un livello di servizi più alto di circa il 20% rispetto alla media ma con costi elevati. La città di Roma, due posizioni sotto a Milano (31esima), offre molto meno in termini di servizi ma con costi più bassi.

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