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La Colnago non parla più milanese: il "Patron" Ernesto ha venduto agli arabi

La casa di biciclette nata a Cambiago è stata acquisita dal gruppo Chimera Investments

La Colnago non parla più dialetto milanese. Il "Patron" Ernesto, imprenditore che ha rivoluzionato il mondo delle bici negli ultimi 50 anni, ha deciso di vendere la sua azienda a Chimera Investments Llc, fondo di Abu Dhabi proprietario del Uae Team Emirates, squadra che utilizza le biciclette dell'asso di fiori di Cambiago. La chiusura dell'affare, la cui cifra non è stata rea nota, è stata annunciata nella tarda serata di lunedì 4 maggio proprio dal fondo che sta puntando sull'espansione del ciclismo nell'area del Golfo.

Il "Patron" Ernesto, che ha fondato l'azienda nel 1954, ha mantenuto una piccola quota e probabilmente continuerà a seguire la produzione "in ditta". Secondo alcune indiscrezioni sarebbe stata la scomparsa della moglie, da sempre al suo fianco, e ancor più quella del fratello Paolo, suo uomo di fiducia nello stabilimento, a farlo cedere alle lusinghe del fondo arabo.

Dall'acciaio al carbonio: Colnago e la rivoluzione nel mondo delle bici

L'avventura di Colnago nel mondo della dure ruote a pedali iniziò nel 1954 in via Garibaldi 10 a Cambiago quando Ernesto aprì una piccola bottega artigiana per la riparazione di biciclette. Da lì qualche anno iniziò a produrre telai. Nel 1955, a 23 anni, partecipò al Giro d'Italia come vice meccanico per la Nivea Fuchs di Vincenzo Magni.

Erano gli anni del ciclismo eroico e dei telai fatti su misura. Vere e proprie opere d'arte costruite con cannello e passione. Letteralmente. La prima bici icona di Colnago arrivò nel 1972 quando Ernesto realizzò un "siluro" che permise a Eddy Merkx di vincere il record dell'ora. Un vero e proprio gioiello di acciaio che, grazie ai fori sul manubrio e sulle maglie della catena (200 ore di lavoro!), pesava appena 5kg e 750 grammi. Seguirono gli anni del Master, una serie di telai d'acciaio che hanno fatto la storia.

E se le biciclette da corsa attualmente sono (quasi) tutte in fibra di carbonio è merito di Ernesto che nel 1987 realizzò la Concept, prima bici con tubi e congiunzioni in carbonio e forcella dritta. Una specialissima tanto rivoluzionaria che non fu mai messa in produzione. La prima bici interamente di carbonio commercializzata arrivò due anni più tardi, nel 1989, quando l'azienda di Cambiago costruì la C35.

Quando la Mapei decise ti utilizzare la C40 (completamente costruita in carbonio) alla Parigi Rubaix del 1995 si disse che Giorgio Squinzi telefonò direttamente a Ernesto Colnago. Il motivo? Voleva essere sicuro che i telai non si rompessero. Risultato? Non si ruppero e Franco Ballerini tagliò per primo il traguardo. L'ultima grande rivoluzione arrivò nel 2012 quando al salone di Taipei fu presentata la C59 disc: la prima bicicletta da corsa con i freni a disco.

Un pezzo dell'artigianato italiano che se ne va

Colnago è solo l'ultimo (grande) marchio di biciclette che è finito in mani estere. Nel 2017 Pinarello, un altro brand italiano di altissima gamma, era stato acquisito da L Catterton, fondo legato alla galassia del lusso Lvmh.

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