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Economia

Commercianti di beni di lusso: la crisi? Noi siamo colpiti per primi

Continua la nostra inchiesta nei settori del commercio più colpiti dalla crisi economica. Abbiamo incontrato un artigiano orafo che lavora da anni in una bottega in piazza Duomo: "Questo settore è uno dei più colpiti perché le persone sono costrette a mangiare e vestirsi, le prime spese che vengono tagliate sono quelle che si fanno nei nostri negozi"

Nel precedente articolo relativo all’influenza della crisi sui piccoli commercianti della città abbiamo preso in considerazione il mercato dei beni di consumo, oggi ci occupiamo della categoria dei beni di lusso intervistando un piccolo artigiano orafo che lavora da decenni in una bottega di corso Italia, nelle vicinanze di piazza Duomo.

D. Partiamo dalla domanda più semplice: quanto ha influito la crisi nel vostro settore?

R. L’influenza della crisi è stata enorme, dallo scorso anno e in particolare negli ultimi mesi le vendite sono calate più della metà. Se prima avevamo problemi di lavoro arretrato, oggi abbiamo il problema opposto: non solo le persone che spendevano grosse cifre in gioielli non le spendono più, anche quelle che ci commissionavano lavori più modesti o semplicemente si rivolgevano a noi per aggiustare o pulire i propri gioielli preferiscono evitare. Questo settore è uno dei più colpiti perché le persone sono costrette a mangiare e vestirsi, se hanno a disposizione meno soldi le prime spese che vengono tagliate sono quelle che si fanno nei nostri negozi.

D. Hanno chiuso molti negozi?


R. Sì, moltissimi. Soprattutto quelli più piccoli e quelli che eseguivano lavori per le grandi firme senza vendere al dettaglio.

D. Anche i grandi rivenditori di gioielli hanno avuto gli stessi problemi?

R. Il discorso è un po’ diverso, i grandi rivenditori di gioielli hanno risentito in maniera minore, molti sono addirittura convinti di averci guadagnato. In realtà hanno semplicemente tagliato le spese, ad esempio per le lavorazioni esterne, vendendo le scorte di magazzino. Non si rendono conto che, quando le scorte saranno esaurite, avranno difficoltà a riprendersi e dovranno in ogni caso fare i conti con questa situazione.

D. Qual è stata l’oscillazione dei costi dei materiali dall’inizio della crisi?

R. Il prezzo dell’oro è salito costantemente e le sue oscillazioni sono state molto basse; altri materiali che usiamo, come il platino,  sono percentualmente scesi: se prima costava molto di più dell’oro, oggi la differenza di prezzo è più sottile. In certi casi siamo stati avvantaggiati dallo scambio euro – dollaro perché alcuni elementi, come i brillanti, sono valutati e venduti in dollari.

D. Cosa hanno fatto o dovrebbero fare le istituzioni per aiutarvi in questo momento di difficoltà?

R. Innanzitutto bisogna dire che le istituzioni non hanno ben chiara la situazione. Come dicevo prima, i grossi rivenditori sono convinti di aver guadagnato o di aver perso poco nell’ultimo anno e purtroppo le statistiche si fanno sui loro dati. In realtà esistono realtà minori, come la mia, che non vengono nemmeno prese in considerazione ma che di fatto sono il cuore del sistema. Un altro grosso problema che lamentiamo da tempo e che è peggiorato con la crisi è quello degli studi di settore: non hanno senso, non sono veritieri e soprattutto si rischia di controllare gli onesti e non accorgersi di quelli che non lo sono.  Poi si deve aggiungere che gli artigiani non sono per nulla tutelati: malattie, infortuni, te le devi pagare tu lavorando il più possibile quando puoi. Sono cinquant’anni che faccio questo lavoro, ogni giorno e quasi sempre per più di otto ore. Per anni l’amianto è stato utilizzato in ogni laboratorio per fondere il metallo, che io sappia nessuno è stato mai risarcito per i danni alla salute derivati dal suo uso e nessuna istituzione si è preoccupata di noi.

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