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Economia

Coronavirus, le imprese ai dipendenti: «Lavorate da casa». Generali, scanner per misurare la febbre

Le contromisure delle imprese lombarde e milanesi per fronteggiare l'emergenza coronavirus

Il provvedimento più drastico, probabilmente, l'ha preso Armani. La maison d'alta moda, in conseguenza dell'emergenza coronavirus, ha chiuso per una settimana gli uffici di Milano e le sedi produttive in Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Trentino e Piemonte. Non solo: la sfilata del "re della moda" del 23 febbraio si è svolta a porte chiuse, apripista per altre case di moda che hanno fatto poi lo stesso. Principio di precauzione, naturalmente.

Moltissime aziende milanesi e lombarde, invece, hanno scelto di suggerire (più o meno caldamente) ai propri dipendenti lo smart working, chi solo per i dipendenti che lavorano o risiedono nella zona rossa dei comuni del Lodigiano considerati il focolaio del coronavirus in Lombardia, chi per tutti. E' il caso di aziende come Enel, Snam, Eni, Saipem, Tod's e tante altre.

Lo smart working, in teoria, può essere svolto solo se a monte sussiste una intesa tra il lavoratore e l'azienda, che andrebbe registrata online sul sito del Ministero del Lavoro. Questa intesa contiene i dettagli sui tempi e i modi di utilizzo di computer, smartphone, tablet per lavorare. E tutela il lavoratore in caso di infortuni durante il lavoro da casa.

Ma se i grandi gruppi sono già attrezzati: alcuni dei quali hanno fornito gli strumenti per lo smart working, e sottoscritto le intese di legge, per anche il 60-70% dei propri dipendenti, più in difficoltà sono le aziende di minori dimensioni (e meno strutturate). Uno dei decreti attuativi del decreto legge 6/2020, firmato il 23 febbraio e contenente le misure urgenti sul coronavirus, permette però alle aziende di partire subito con lo smart working, anche senza avere compiuto tutti gli adempimenti previsti dalla legge. In questo modo le imprese possono evitare di rimanere ferme.

Torre Generali: scanner termici per misurare la temperatura

Aperta la Torre Unicredit di piazza Gae Aulenti, smentendo quindi le voci del weekend che parlavano della chiusura della sede del gruppo bancario; ma il gruppo ha comunque invitato i suoi dipendenti allo smart working, almeno per coloro che vivono nella "zona rossa". Stesso suggerimento per i dipendenti di Allianz, a City Life, mentre nella torre accanto, di Generali, hanno fatto di più: sono stati installati scanner termici che misureranno la temperatura di chiunque entri. Generali ha inoltre mandato una email a tutti i suoi dipendenti ricordando loro che possono usufruire, per contratto, di due giorni al mese di smart working. 

Il Comune resta aperto (ma il consiglio comunale è a porte chiuse)

Smart working anche per i dipendenti lombardi di Zurich e per quelli di Heineken, con sede a Sesto San Giovanni, mentre Intesa San Paolo, Unicredit e Bpm hanno disposto permessi retribuiti o smart working per i dipendenti residenti nei comuni della "zona rossa", dove le filiali bancarie dei tre gruppi sono rimaste chiuse. Il Comune di Milano ha fatto rimanere a casa i 14 dipendenti residenti nei dieci comuni della "zona rossa" ma gli uffici sono rimasti aperti agli altri. A livello politico, invece, il consiglio comunale di lunedì 24 febbraio si è regolarmente svolto, ma a porte chiuse: niente pubblico e niente giornalisti.

Moltissime aziende hanno anche limitato i viaggi, gli spostamenti e le riunioni, trasformandole in call conferences, un modo per tutelarsi rispetto agli assembramenti non strettamente necessari. Nelle fabbriche e in generale nelle aziende con sala mensa, la maggior parte dei datori di lavoro ha intensificato i controlli sanitari per precauzione.

L'invito allo smart working è arrivato anche da imprese come Salini, Pirelli, PwC e Luxottica. In questo caso, si erano rincorse due voci: la prima voleva che venerdì fosse stato evacuato un intero piano della sede di piazzale Cadorna perché una dipendente avrebbe avuto collegamenti di conoscenza (molto probabilmente indiretta) con un paziente lodigiano risultato positivo al coronavirus. L'azienda ha però smentito l'evacuazione e non sono state trovate conferme nemmeno sul collegamento indiretto di una dipendente della multinazionale degli occhiali con un paziente. La seconda voce, diffusasi nel weekend, voleva che la sede in Cadorna sarebbe stata chiusa lunedì 24. Ma anche questa voce si è rivelata infondata: Luxottica ha invece tenuto aperta la sede, invitando comunque i suoi dipendenti allo smart working, e disponendolo per una ventina di dipendenti residenti nella "zona rossa".

La task force di Assolombarda e il vertice al Ministero

Intanto Assolombarda ha attivato una task force per fornire supporto alle imprese che necessitassero di informazioni, attraverso l'email sic@assolombarda.it o i numeri telefonici 3401859530, 3488860830 e 3755632737. E per il 25 febbraio è prevista una riunione convocata da Stefano Patuanelli, ministro dello Sviluppo Economico, con Confindustria, Rete Imprese, Alleanza Cooperative Italiane e Confapi per confrontarsi sulle misure strutturali da adottare per difendere il sistema produttivo italiano.

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