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Economia

Perché a Milano un'azienda su cinque rischia di chiudere

L'allarme di Confcommercio: "Con il caro energia rischia chiusura"

L'allarme suona forte e chiaro. Una ditta su cinque tra Milano e la Brianza rischia seriamente di chiudere a causa del caro energia. A certificare la situazione, complicatissima, è un'indagine di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza sulle conseguenze dell’impatto della guerra in Ucraina - e il relativo aumento delle bollette - a cui hanno partecipato 767 aziende. 

"Per il 69% delle imprese del terziario di Milano, Monza Brianza e Lodi l’aumento dei prezzi per l’energia comporterà un maggiore indebitamento. E per il 20% c’è un rischio chiusura attività con il caro energia. Nella transizione energetica bisogna puntare soprattutto sulle fonti rinnovabili anche se il 44% è favorevole al nucleare di nuova generazione", si legge nello studio dell'associazione. 

"È allarme indebitamento per le imprese del terziario che si confrontano quotidianamente con aumenti importanti del costo dell’energia - ha sottolineato Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza -. Vi sono lievi segnali di ripresa soprattutto nel settore del turismo, ma non ancora sufficienti per parlare di piena ripartenza. È importante intervenire con un abbattimento strutturale dei costi dell’energia, ancora con ristori immediati nei confronti delle imprese in raccordo con l’Europa, e proseguire nelle moratorie fiscali e creditizie”. 

Per il 51% degli imprenditori, più di uno su due, l’aumento del costo dell’energia è la misura che impatta di più sull’attività, stando all'indagine. Pesa anche il rincaro delle materie prime, segnalato dal 26% degli operatori. Lo shock energia, secondo quanto verificato da Confcommercio, colpisce di più i servizi, 76%, e la ristorazione, 61%. "Gli incrementi delle bollette energetiche sono consistenti: aumento entro il 50% per il 53% delle imprese, dal 50 al 100% per il 31%, dal 100 al 200% per il 12%, aumento di oltre il 200% per il 4%", ha ricostruito l'ente. 

"Il caro bollette ha colpito in particolare la ristorazione e gli agenti rappresentanti. Dall’inizio del 2022 i costi delle materie prime utilizzate hanno avuto aumenti dal 20 al 50% per il 44% delle imprese, fino al 20% per il 34% e dal 50 all’80% per il 15% degli operatori. Il 5% ha segnalato incrementi superiori all’80%. Solo il 2% dei rispondenti all’indagine non ha registrato aumenti nei costi delle materie prime - hanno rimarcato da Confcommercio -. La ristorazione è la categoria che più ha risentito dell’aumento dei costi sulle materie prime utilizzate. Secondo i commercianti ci saranno ripercussioni dirette sull’impresa dovuti all’aumento dei prezzi dell’energia con la conseguenza di un maggiore indebitamento". E proprio per far fronte alla nuova emergenza, "il 27% chiede nuovi sostegni e indennizzi raccordati con l’Europa", oltre che "moratorie fiscali e creditizie e finanziamenti agevolati per investimenti". 

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