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La Lombardia traccerà i "gessi di defecazione da fanghi" usati come fertilizzanti

Pronta una proposta di legge

Da cinque anni manca, a livello nazionale, la tracciabilità dei gessi di defecazione da fanghi, inseriti da un quinquennio per legge nell'elenco dei fertilizzanti agricoli. La giunta di Regione Lombardia ha ora approvato una proposta di legge riguardante appunto tracciabilità e controllo, su proposta di Fabio Rolfi, assessore all'agricoltura, e Raffaele Cattaneo, assessore all'ambiente.

Pur sapendo chi produce tali materiali, finora il suo destino d'uso è ignoto e potenzialmente improprio, cioè non collegato alla funzione di correttivo sui terreni agricoli. "Con una norma regionale vogliamo dare seguito alla necessità di regolamentare i movimenti dei gessi e di conoscerne la destinazione", hanno dichiarato Rolfi e Cattaneo: "Questo consentirà di inquadrare in maniera adeguata il loro utilizzo nel sistema di controllo per la corretta applicazione della Direttiva Nitrati e aprirà quindi la strada all'applicazione del sistema sanzionatorio a fronte del mancato rispetto delle regole tecniche di utilizzo di tale fertilizzante".

La Regione era già intervenuta vietando lo spandimento dei fanghi da depurazione per uso agronomico in 167 Comuni del territorio lombardo. La proposta di legge, che sarà approvata dal consiglio regionale, prevede tra l'altro un termine entro cui le autorità competenti (ossia le Province) procedano a riesaminare gli atti autorizzativi per adeguarli alle nuove disposizioni: queste diventeranno efficaci a partire dal primo febbraio 2022.

"Tracciabilità, ma anche i controlli sul campo"

"Bene l'iniziativa di Regione Lombardia sulla tracciabilità dei gessi di defecazione da fanghi", il commento di Enrico Fedrighini, consigliere comunale a Milano: "Ma la prevenzione corre su due linee operative: oltre alla tracciabilità occorre investire e potenziare i controlli sul campo, sia presso gli impianti dove vengono trattati i fanghi sia nei campi dove vengono utilizzati. Tracciabilità e controllo vanno assieme: non è possibile che per anni siano arrivate segnalazioni di gravi molestie olfattive e di malori senza alcuna conseguenza, e che a intervenire per monitorare, analizzare e bloccare lo spandimento illecito siano stati i carabinieri forestali e non le autorità di controllo istituzionale".

Recentemente i carabinieri forestali di Brescia hanno ricostruito la filiera dei terreni agricoli in cui un'azienda bresciana ha sparso, tra il 2018 e il 2019, circa 150 mila tonnellate di fanghi tossici contaminati da scarti industriali, spacciandoli per fertilizzanti. Sono coinvolti 78 Comuni e 176 aziende agricole del nord Italia. Alcuni Comuni anche nel Milanese, compreso il capoluogo.

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