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Rifiuta lavoro gratis, le danno della "mignotta": rivolta contro Flash Art

La rivista milanese nel mirino degl internauti (che stanno riempiendo la Fan Page Fb di improperi) dopo il carteggio "snob" del direttore con una designer, "rea" di essersi rifiutata di lavorare gratis. L'uomo le avrebbe dato "della mignotta"

Bufera su Flash Art, la storica rivista milanese di arte, tendenze e design, nata alla fine degli anni Settanta e diretta da Giancarlo Politi. La fan page su Facebook della testata - che conta più di 8mila like - è in subbuglio: il commento più gentile recita "Non comprerò mai più il giornale". Gli altri post sono dello stesso tenore. Se non peggio. Per farvi un'idea, guardate qui.

Cosa è successo? Facciamo un passo indietro. Flash Art (secondo quanto viene riportato da diverse fonti) avrebbe pubblicato qualche tempo fa un annuncio in cui si cercava un assistente di redazione. L'annuncio era piuttosto snob e "schizzinoso". Del tipo: "A causa dei frequenti e normali turn-over che avvengono nella nostra redazione, in cui i nostri redattori sono chiamati quasi sempre altrove a più alti, importanti e remunerativi incarichi (ben per loro! Auguri vivissimi! Siamo qui per questo), siamo sempre alla ricerca di uno o più stagisti per Assistente di Redazione per Flash Art Italia e International. Teniamo a precisare che, ahinoi, per almeno 8-10 mesi, il rimborso spese per uno stagista che deve imparare tutto, è minimo, quasi inesistente. Chiedete altrove quanto percepisce uno stagista. Preghiamo dunque di rispondere al presente annuncio solo a chi possiede i requisiti richiesti e a chi può mantenersi per parecchi mesi a Milano".

Insomma: lavori, impari, ma nessuno ti paga e devi essere in grado di mantenerti in autonomia. Caterina, designer che vive e lavora a Londra, risponde all'annuncio. Il tono sarebbe stato (giustamente, aggiungiamo noi) ironico: "Mi spiega perché i miei genitori o chi per essi dovrebbero pagare perché io lavori PER lei? Solo persone ricche possono dunque lavorare da FlashArt? Mi dica una cosa: se potessimo non lavorare per vivere, secondo lei, lavoreremmo? Evidentemente lei non si è mai trovato nella spiacevole situazione di dover lavorare per vivere, fortunello lei. Le auguro una vita senza rimborso spese (Chieda altrove quanti ne percepiscono uno ahinoi!)".

Apriti cielo. Il direttore Politi avrebbe risposto: "Caterina, se tu fossi in grado di lavorare per noi ti offrirei subito, anzi, prima, due o tremila euro al mese. Prima impara a scrivere, a leggere dai siti e giornali del mondo, a fare una notizia in dieci righe, a fare l’editing di un testo, a impaginare con inDesign e poi potrai avanzare pretese. Lo sai cosa dice Tronchetti Provera? Lavorare oggi a buoni livelli e’ un lusso. Se uno non lo capisce vada a lavorare al Mac Donald. E’ forse il tuo caso? Auguri. PS: Chiedi allo Stato di aiutarti. La mia azienda non è di beneficenza. E tu cerchi la beneficenza".

Caterina si sarebbe indignata ulteriormente. Il carteggio continua, e l'architetto non solo enumera le proprie capacità professionali ("Mi sono laureata in design col massimo dei voti e di software tecnici ne conosco almeno 10 tra grafica, photo editing, disegno e 3D. Parlo correntemente 4 lingue e la mia conoscenza dell’arte contemporanea e’ ottima"), aggiungendo che è meglio lavorare "per McDonald's" che per l'editore Politi. 

La risposta finale di Politi sarebbe stata quella che sta facendo indignare il web: "Caterina, come vedi ora anche le mignotte debbono parlare 4 lingue, conoscere l’arte e inDesign. Il globalismo fa miracoli”. 

 

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