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Economia

Milano fa affari d'oro con la moda: ecco quanto vale per la città l'indotto della Fashion week

La kermesse genera un indotto per 23mila imprese. I dati della camera di commercio di Milano

Nuove collezioni, modelli e modelle. Ma non solo: la Milano fashion week è una vera miniera d'oro per la città. Secondo quanto calcolato dalla Camera di commercio, infatti, la kermesse genera un indotto per oltre 23mila imprese e 160mila addetti.

Tra i settori più attivi c'è la ristorazione: 5.893 imprese che negli ultimi quattro anni sono cresciute del 22%, seguono i bar. Poi ci sono i trasporti con oltre 2mila auto a noleggio, abbigliamento con 1.816 attività, segue il comparto fotografico, gli alberghi e bed&breakfast.

"La settimana della moda è un’occasione per apprezzare Milano anche come città d'arte, cultura e leisure — ha dichiarato Valeria Gerli, membro di giunta della camera di commercio —. È un momento di forte richiamo che contribuisce in modo decisivo alla collocazione internazionale di Milano, dal punto di vista dei rapporti economici e culturali. Bisogna invitare a tornare e soggiornare più a lungo a Milano e in Lombardia per approfondire e sperimentare le diverse proposte di visita ed esperienza di svago".

Moda, l'export italiano vale 42 miliardi di euro

L'export italiano è un settore che, nei primi nove mesi del 2019, ha creato un esportazioni per 42 miliardi di euro tra abbigliamento, accessori e calzature, +6% rispetto al 2018. Il dato emerge da elaborazioni della Camera di commercio di Milano e Promos Italia su dati Istat.

In particolare sono aumentate le esportazioni di abbigliamento (+7,6%) che superano i 14 miliardi, di borse (+12,8%) con 9,5 miliardi, di calzature (+5,4%) con 8 miliardi circa e di maglieria (+6,3%) con 2,7 miliardi. I 3 maggiori partner italiani del 2019 sono: Svizzera (14% del totale, +55,2%) che sorpassa Francia (10,4%, +5,5%) e Germania (8,4%). La Svizzera è il principale partner per articoli di abbigliamento, borse e pelletteria, Hong Kong eccelle per abbigliamento sportivo e pellicce, la Germania è prima per tessuti e per camicie, T-shirt e intimo, la Francia per maglieria e tappeti, gli Stati Uniti per biancheria per la casa, la Romania per filati, passamanerie e bottoni.

In crescita soprattutto: Corea del Sud (+14,7%), Giappone (+10,8%) e Stati Uniti (+7,8%). Vanno forte anche i filati in Corea del Sud (+10,7%), i tessuti in Giappone (+14,5%), la biancheria per la casa in Canada (+25%), i tappeti nel Regno Unito (+42,1%), i bottoni in Tailandia (+41,9%), gli articoli di abbigliamento in Svizzera (+44,9%) e in Austria (+22,9%), quelli sportivi sempre in Austria (+49,5%), la maglieria in Svizzera (+62,1%), le borse in Svizzera (+92%) e Corea del Sud (+17,7%) e le scarpe in Svizzera (+26,6%) e Polonia (+21,5%).

I maggiori esportatori italiani

Ma quali sono i maggiori esportatori italiani? Firenze per calzature e pelletteria, Milano per abbigliamento. Firenze è cresciuta del 55,1% in un anno, Milano del 7%. Terza Vicenza, +2,9%. Superano il miliardo di export anche Treviso, Prato, Reggio Emilia, Verona, Bologna, Piacenza, Biella e Como. Biella prima per fibre tessili, Prato per tessuti.

La Lombardia, invece, è la prima regione per export di moda con 10,4 miliardi di export, rappresenta un quarto del totale italiano, +3,5%. Supera i 10 miliardi anche la Toscana (+26%), terzo il Veneto con 8 miliardi.

Oltre a Milano, tra i primi 20 posti ci sono anche le lombarde Como 11°, Bergamo 12°, Varese 17°, Mantova 18°. e Brescia al 20°. In forte crescita Pavia (+113,1%), che passa da 181 a 385 milioni. I prodotti lombardi che incrementano di più il loro export sono: le calzature (+11,4%) e gli articoli di abbigliamento (+7,2%). Tra le province, oltre a Milano, si distinguono Mantova seconda per maglieria, Como per tessuti, Bergamo per biancheria per la casa, passamaneria e terza per filati.

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