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Economia

Sciopero FedEx e Tnt: due giorni di "stop" per cercare di salvare cinquecento lavoratori

Proteste in tutta Italia, bloccato l'hub dell'aeroporto di Milano Malpensa

Proseguirà fino alle 23.59 di venerdì 1° giugno lo sciopero dei lavoratori di FedEx-Tnt: una risposta ai 361 licenziamenti annunciati ad aprile, a due anni dall’acquisizione da parte della multinazionale americana. Il punto cardine del blocco è Malpensa dove i dipendenti hanno bloccato l'hub del corriere e i relativi voli. Non solo: proteste anche Peschiera Borromeo e in molte filiali che rischiano di chiudere. L'obiettivo? Far pesare all'azienda il peso e il costo per un mancato accordo. Il piano della società è pesantissimo: punta alla chiusura di 24 filiali di FedEx sulle 34 totali e il licenziamento di un dipendente su quattro. Ma non solo: sono state annunciate anche due chiusure di Tnt, con il licenziamento di altre 46 persone. Infine è stata avviata la procedura di trasferimento collettivo per 92 dipendenti addetti alle vendite di Tnt e per 23 dipendenti di Fedex", che — secondo lavoratori e sindacalisti — sono altri licenziamenti mascherati a causa della distanza tra la sede di partenza e quella di arrivo.

"Le due aziende — spiegano le organizzazioni sindacali — non hanno preso in considerazione la proposta di ritirare licenziamenti e trasferimenti, ma esclusivamente offerto degli incentivi, non specificati, a chi accetta il licenziamento. Alla struttura del Mise per la crisi d'impresa abbiamo spiegato che, alla ripresa del confronto, è utile il ritiro delle procedure e non è ammissibile, con i bilanci aziendali in attivo, un piano di riorganizzazione che parta dai licenziamenti".

"Da parte nostra — proseguono Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti — siamo disponibili ad aprire un confronto, a partire dalla salvaguardia dei posti di lavoro, dal riconoscimento delle professionalità e dal superamento del modello produttivo basato sull'allungamento della filiera della logistica e della distribuzione delle merci, come nel caso di Tnt, puntando sull'internalizzazione delle attività, per fare emergere il modello produttivo virtuoso di Fedex. È stata condivisa la ripresa del confronto dal 4 giugno e una prima verifica al Mise è prevista il 7 giugno".

Video | "Parliamo di un'azienda che sta bene"

Fedex, i punti a rischio 

A rischiare in Lombardia sono il punto di Cernusco sul Naviglio — sembra che siano quattro i licenziamenti pronti —, quella di Ornago, in Brianza, — che dovrebbe addirittura chiudere — e quella di Concorezzo, dove i lavoratori in esubero sarebbero tredici.

Giorni difficili anche per i lavoratori di Malpensa — Fedex — e Peschiera Borromeo — Tnt —, il cui futuro sembra essere appeso a un filo. 

"Lavoro a personale esterno sfruttato"

Eppure, stando a sindacati e dipendenti, Fedex ha i conti in attivo e la gestione attuale ha sempre dato i suoi frutti. Così, il motivo dei licenziamenti di massa viene visto — le parole di Cgil, Cisl e Uil, nel "mero taglio lineare dei costi del lavoro" con "un’assegnazione delle lavorazioni a personale esterno sfruttato, precario e meno costoso". 

I problemi, hanno raccontato gli impiegati in una lettera accorata a David Binks, presidente di Fedex Europa e dg di Tnt, sono iniziati con l'acquisizione di Tnt, che pure "era necessaria perché offriva l'ampia infrastruttura e vastità di mezzi che in Europa mancavano".

Poi, però, "si è deciso di appoggiare lo stesso piano organizzativo Tnt ma sono anni che in Italia il loro bilancio è in rosso". "Noi siamo convinti che modelli diversi che combinino il profitto aziendale con il lavoro dignitoso delle persone siano possibili — hanno gridato i lavoratori —. Dietro i 315 esuberi ci sono persone orgogliose di indossare la divisa Fedex e che vogliono continuare ad indossarla per tanto tempo ancora. In Fedex — hanno concluso i dipendenti — i 315 esuberi sono risorse, non costi". 

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