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Economia

Licenziati senza mai lavorare: l'azienda cerca di 'salvare' il bando, ma gli esuberi proseguono

Continua l'assurda storia tra Caf, Hitachi e Trenitalia. E a pagare sono soltanto i lavoratori

Sì al ricorso per cercare di tenersi il bando. No, decisamente no, al rientro - almeno momentaneo - del piano di esuberi. Resta nerissimo il futuro dei lavoratori di Caf Italia, l'azienda - con casa madre in Spagna - che il 25 ottobre 2019 ha fatto partire un licenziamento collettivo per 233 operai in giro per l'Italia. 

L'incubo dei dipendenti, tutti tecnici specializzati nella manutenzione dei treni, era iniziato dopo il bando del 9 marzo 2018 con cui Trenitalia aveva indetto una gara per "l'affidamento del servizio di manutenzione preventiva e correttiva dei convogli Etr 500 della durata di sei anni". 

Assunti e licenziati, l'incubo dei lavoratori

A vincere quel "concorso" era stata proprio Caf Italia, che negli impianti di Milano Martesana cura le locomotive degli Etr 401 e che aveva battuto Hitachi Spa, che quei Frecciarossa li produce e con la "figlia" Sitav li controlla praticamente da sempre. 

Così, Caf aveva dato vita a una massiccia campagna di assunzioni - molti, moltissimi operai erano passati da Hitachi a Caf -, mentre la ditta sconfitta aveva presentato ricorso al Tar sottolineando - in soldoni - che l'azienda spagnola non è pronta a un lavoro del genere, che non ha operai specializzati e che a mostrarlo sono, anche se indirettamente, proprio le nuove assunzioni che si sono rese necessarie dopo la vittoria del bando. 

I giudici amministrativi avevano dato ragione a Hitachi, riassegnando il bando, e a quel punto Caf aveva annunciato gli esuberi perché "si trova nella necessità di procedere alla riduzione del proprio organico per complessive n. 233 utilità, che risultano essere strutturalmente in esubero rispetto alle mutate esigenze organizzative e produttive" per "gli effetti della sentenza del Tar Lazio del 3 luglio 2019".

Tra quelle "233 utilità", molte assunte fino a giugno e che tecnicamente non hanno mai iniziato a lavorare sui treni del bando, nei capannoni meneghini sono a rischio sessantuno operai, tutti tecnici di manutenzione assunti come operai qualificati.

Via al ricorso, ma ancora licenziamenti

Inizialmente Caf aveva fatto sapere ai lavoratori di non poter ricorrere contro la decisione del Tar - perché Hitachi aveva "citato in giudizio" Trenitalia -, ma venerdì è emersa una novità. 

Stando a quanto appreso da MilanoToday, infatti, l'azienda spagnola avrebbe deciso di presentare una sorta di contro ricorso al tribunale amministrativo per vedersi riassegnato il bando, anche perché molti degli operai in organico sono specializzati, avendo lavorato a lungo proprio con la ditta "rivale". 

La notizia è stata data agli operai nel corso di un incontro che si è tenuto alla sede romana di Caf Italia al quale hanno preso parte le Rsa dei cantieri coinvolti negli esuberi, il segretario nazionale della Uilm, Luca Colonna, Simona Volpe, risorse umane Caf, Angelo Cardinale, delegato Caf e l’avvocato dell’azienda.

"Vogliamo lavorare tutti"

Per i lavoratori, però, c'è poco da sorridere. Nonostante il ricorso, infatti, Caf ha fatto sapere di non potere - o volere - annullare la procedura di licenziamento. La decisione dei giudici - questa la versione che filtra dalla casa madre spagnola - arriverà non prima di sei o sette mesi, mentre gli esuberi diventeranno effettivi a partire da inizio gennaio e quindi l'azienda ha fatto sapere di non avere i tempi tecnici necessari per continuare a garantire l'occupazione ai propri operai. 

"Noi abbiamo ribadito che lotteremo fino all’ultimo giorno e chiederemo tutti gli stipendi che ci spettano", hanno sottolineato gli operai. Che non hanno proprio intenzione di arrendersi: "Vogliamo sapere - sottolineano - se ci sono altre gare e sapere cosa l'azienda sta acquisendo o ha intenzione di acquisire e sapere le posizione cercate. Il nostro obiettivo è capire se l’esubero si può ridurre - concludono -, ma bisogna andare al Ministero e insistere con le ferrovie perché il nostro problema resta e il nostro scopo finale è far lavorare tutti".

Anche perché 233 operai rischiano di restare senza un lavoro per un pasticcio creato da Hitachi, Caf e Trenitalia. E di quel pasticcio loro, evidentemente, non hanno colpa. 

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