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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia

Yahoo pronta a licenziare tutti i lavoratori di Milano (si salvano solo in due)

Taglio quasi totale della forza lavoro per Yahoo. E non è l'unica compagnia tech che licenzia

Tabula rasa. O quasi. Yahoo, portale internet e colosso americano del tech, sarebbe pronta a licenziare il 90% dei suoi dipendenti della sede di Milano. La società Oath Italy Srl, che opera proprio per conto di Yahoo in Italia, "ha avviato la procedura di licenziamento collettivo per 19 dei 21 dipendenti della sede milanese. I licenziamenti rientrano nel taglio del 20% della forza lavoro decisa a livello mondiale, percentuale che si traduce nel bel paese nella quasi totalità delle dipendenti e dei dipendenti della società", si legge in una nota congiunta di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs.

“L’ennesima procedura di licenziamento collettivo in un settore, quello 'dell’economia digitale', che vede un susseguirsi di presunte crisi utili in realtà a dar risposte agli investitori, oltre a dimostrare una sorta di 'bolla' del comparto”, hanno stigmatizzato nella nota i sindacati. 

Quante persone licenzia Facebook a Milano

"Il primo incontro nell’ambito dell’esame congiunto della procedura non ha registrato passi in avanti; a complicare la vertenza la difficoltà di comprensione da parte delle risorse umane global sulle regole che definiscono la gestione di una procedura di esuberi nel nostro Paese", hanno proseguito le sigle. Non solo. "Come spesso accade nel settore, non vi è una gestione diretta delle procedure nel Paese ma un accentramento di esse in una singola country a livello europeo con le conseguenti difficoltà dovute a sistemi giuslavoristici estremamente differenti", hanno rimarcato. E così il futuro di 19 dei 21 dipendenti milanesi di Yahoo resta pericolosamente appeso a un filo sempre più sottile.

Yahoo non è sola

E Yahoo è in "buona" compagnia. Gli stessi sindacati hanno infatti denunciato che Saleforce Italy, la multinazionale californiana del cloud computing e software per l’analisi dei dati per l'ecommerce e la gestione aziendale, "ha avviato la procedura di licenziamento collettivo per 34 dei 588 dipendenti delle sedi di Milano e Roma", richiamando al “rallentamento dell’economia", al “progressivo rallentamento delle vendite, dei contratti e della percentuale di aggiudicazione delle gare” e ai rincari inflazionistici del 36%, ai quali si aggiunge lo spettro della “prevedibile recessione”.

I sindacati, nel corso del primo incontro sull’esame congiunto sulla procedura, hanno proposto soluzioni alternative agli esuberi, dal job posting al ricorso agli ammortizzatori sociali, fino alla definizione di un incentivo all’esodo su base volontaria. 

"I sindacati tenteranno di ridurre al minimo l’impatto sociale e le ricadute sulle lavoratrici e lavoratori coinvolti", hanno assicurato i sindacati. Per il funzionario della Fisascat Cisl, Dario Campeotto, "scelte di business errate fanno il paio con gli eccessivi investimenti e i ritorni economici non allineati alle aspettative. Questa ennesima crisi delle big tech - ha aggiunto il sindacalista - mostra la fragilità del modello economico che sottende alle piattaforme digitali, non è accettabile che i costi o i mancati profitti dei colossi digitali pesino solamente sulle spalle di lavoratrici e lavoratori. I licenziamenti - ha concluso Campeotto - avranno inevitabili conseguenze per tutte quelle imprese che stanno affidando sempre più al cloud la propria gestione e rischiano di non trovare più il personale a cui avevano affidato la gestione digitale".

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