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Economia

Licenziata dall'Ikea per i turni di lavoro: iniziato il processo per il reintegro

La donna - madre di due figli di cui uno disabile - lavorava a Corsico: è accusata dall'azienda di essersi assentata troppo spesso. La vicenda

Si è svolta il 7 febbraio la prima udienza del processo che vede contrapposti la multinazionale svedese Ikea e l'ex dipendente del negozio di Corsico Marica Ricutti, 39 anni, licenziata dall'azienda a novembre del 2017 perché non avrebbe rispettato i turni di lavoro prestabiliti. La donna chiede il reintegro sul posto di lavoro ed è sostenuta dai sindacati. 

Il giudice ha aggiornato le parti a fine febbraio, quando si terrà una seconda udienza. Nel frattempo tra Ikea e la donna potrebbe arrivare un accordo di conciliazione. 

La vicenda: le due versioni

La donna aveva sempre lavorato (per diciassette anni) nel bistrot dell'Ikea di Corsico; l'azienda le aveva proposto il trasferimento al reparto ristorante, che lei aveva accettato chiedendo però di mantenere gli stessi orari (dalle 9 a fine turno) per potere accudire i suoi figli, uno di dieci anni e uno (disabile) di quattro. L'azienda, come spiegato a MilanoToday da Marco Beretta, segretario generale della Filcams-Cgil di Milano, aveva inizialmente acconsentito per poi unilateralmente cambiare gli orari spostando l'ingresso alle 7 del mattino.

Per due volte, la donna si è presentata al lavoro alle 9, preavvertendo, e dopo una settimana è arrivato il licenziamento. Dopo diciassette anni di lavoro senza mai una contestazione disciplinare. I dipendenti di Corsico hanno reagito con due ore di sciopero e coinvolgendo il sindacato. L'azienda ha però replicato accusando la donna di avere lavorato meno di sette giorni al mese negli ultimi otto mesi, usufruendo di cambi di turno per circa la metà dei giorni lavorati. "Nell'ultimo periodo, in più occasioni, la lavoratrice si è autodeterminata l'orario di lavoro senza alcun preavviso o comunicazione di sorta", ha scritto Ikea in un comunicato: "Di fronte alla contestazione di tali episodi, la signora si è lasciata andare a gravi e pubblici episodi di insubordinazione".

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