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Economia

Riparte la caccia alle case di Milano: "Serviranno quasi 50mila nuove abitazioni"

Secondo Scenari Immobiliari il mercato delle case è pronto a ripartire al termine della pandemia

Il mercato immobiliare della Città Metropolitana di Milano sarebbe pronto a decollare nel periodo post-pandemia. È quanto emerge dal Rapporto 2021 sulle trasformazioni territoriali della Città metropolitana di Milano, realizzato da Scenari Immobiliari in collaborazione con Risanamento, e presentato nella giornata di martedì 25 maggio all'ombra della Madonnina nel corso del convegno "Una nuova Milano".

Nell'annus horribilis del coronavirus le compravendite immobiliare a Milano sono crollate del 15,4% rispetto al 2019 (22mila in totale), meno negli altri comuni della Città metropolitana (-7,1 per cento per oltre 34mila). La ricerca, tuttavia, ipotizza un rimbalzo per il biennio 2021-2022: nel corso di quest'anno le transazioni residenziali dovrebbero salire a 26.500 (+20,4 per cento) a Milano e 35.400 (+3,8 per cento) nella Città metropolitana, mentre nel 2022 dovrebbero assestarsi a quota 27.700 nel capoluogo e 36.600 nei restanti comuni. Si tratta, tuttavia, di previsioni: non è ancora chiaro come si muoverà il mercato.

"La città tutta glamour e happy hour ha fatto un bagno di umiltà e si è trovata più fragile - ha commentato Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari, presentando il Rapporto –. Il sistema sanitario che pareva fortissimo ha mostrato forti debolezze e la realtà delle nuove povertà anche per i ceti medi hanno cambiato la visione della città. Si sono riscoperti i quartieri ed i servizi di vicinato. Gli abitanti non sono fuggiti e anzi il saldo migratorio è positivo — ha proseguito —. Mancano gli studenti universitari ma aumentano le star up innovative e il terzo settore. Si affacciano nuove tipologie di domanda, sia per la casa che per gli uffici e i luoghi del commercio. Si sono innescati processi innovativi importanti che possono dare un nuovo balzo allo sviluppo economico e sociale di tutta l’area. E del Paese intero, come altre volte è successo".

L’indagine di Scenari Immobiliari prevede una nuova domanda residenziale, per l’area metropolitana (città inclusa) di almeno 46mila nuove case, abitazioni che — sempre secondo lo studio — dovranno essere realizzate con standard di vivibilità più alti: più luce e (soprattuto) spazi esterni. La nuova domanda di uffici, secondo il documento, sarebbe invece pari a 650mila metri quadrati, perché ci sarebbe bisogni di più spazi e servizi per ogni lavoratore.

Complessivamente le trasformazioni urbane e edilizie della Città metropolitana di Milano, con i suoi 1.575 chilometri quadrati, interesserebbero una superficie territoriale di circa 50 chilometri quadrati, capace di generare una superficie lorda di 20,2 milioni di metri quadrati, concentrata per quasi la metà nel settore residenziale (9,5 milioni di metri quadrati), direzionale/commerciale (3,05 milioni di metri quadrati) e produttivo/logistico (5,75 milioni di metri quadrati). Le potenzialità di sviluppo potrebbero dare una casa a circa 190mila abitanti teorici, pari a circa 85mila nuovi nuclei familiari, e quasi 75mila posti di lavoro. Scenari Immobiliari stima un impatto sul mercato immobiliare di circa 37,5 miliardi di euro di valore aggiunto, concentrato per più di due terzi (70 per cento) nel comparto residenziale.

Nella città di Milano, con i suoi 182 chilometri quadrati, le trasformazioni urbane e edilizie interesserebbero una superficie territoriale di quasi 8 chilometri quadrati, e sarebbe capace di generare una superficie lorda di 4,25 milioni di mq, concentrata per poco più della metà nel settore residenziale (2,19 milioni di metri quadrati), direzionale (735 mila mq) e commerciale (485 mila mq). La ricerca stimaa un impatto sul mercato immobiliare di circa 13,2 miliardi di euro di valore aggiunto, concentrato per due terzi (66 per cento) nel comparto residenziale.

"A Milano così come nella Città metropolitana - ha spiegato Francesca Zirnstein, direttore generale di Scenari Immobiliari – stiamo assistendo allo sviluppo di una vita urbana in cui ogni cittadino dovrebbe avere la possibilità di raggiungere i servizi della quotidianità in un arco di tempo congruo. Una città di quartieri per vivere, abitare e lavorare senza necessità di spostarsi — ha aggiunto —. Un modello di città che incentivi quindi la diffusione della mobilità dolce e attribuisca allo spostamento il significato di una scelta e non più di un obbligo. Il tema della prossimità non riguarda solamente la dimensione abitativa e dei servizi ma anche quella produttiva del lavoro, con il passaggio da home working a near working. Quest’ultimo potrebbe diventare la nuova frontiera dello smart working, con spazi convenzionati diffusi sul territorio a disposizione dei dipendenti delle aziende che potranno lavorare da remoto fuori dalla propria abitazione. Un lavoro di vicinanza in alternativa al home working".

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