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Economia

Il protocollo contro i fallimenti pilotati in odor di mafia

Il protocollo d'intesa è stato siglato da procura e tribunale ed è subito operativo

Procura e tribunale di Milano hanno siglato un protocollo d’intesa che dovrebbe portare a rafforzare il contrasto alle mafie che sempre più si stanno infiltrando nelle attività imprenditoriali a danno delle imprese sane. 

Questo accordo è stato studiato per cercare di prevenire i "profitti mafiosi" che derivano dal dissesto pilotato delle aziende in mano alla criminalità organizzata col solo scopo di evitare il pagamento delle imposte e dei contributi previdenziali. Una modalità sempre più utilizzata anche nei contesti mafiosi che sempre più si raffinano nella gestione delle attività d’impresa. Soprattutto di quella di alcuni settori che sono considerati più vulnerabili e a rischio infiltrazione come quelli che gravitano intorno al settore edile, la ristorazione, i servizi funerari e quelli ambientali, in primis lo smaltimento dei rifiuti.

Sulla base di questa intesa il tribunale fallimentare di Milano solleciterà gli attori delle procedure concorsuali a segnalare immediatamente alla direzione distrettuale antimafia (Dda) eventuali anomalie incontrate, anche se fossero derivanti dalla semplice percezione della presenza di soggetti vicini alla criminalità organizzata che abbiano ruoli più o meno formali all’interno delle imprese in difficoltà. Anomalie che sono rappresentate da amministratori e soci, specie se unici, troppo giovani o troppo anziani in relazione al ruolo ricoperto, o di cittadinanza straniera specie se giunti da poco nel territorio nazionale, oppure residenti e domiciliati in località molto distanti da quelle nelle quali si svolge effettivamente l'attività d'impresa tanto per fare qualche esempio.

Il protocollo è stato siglato dal presidente del tribunale Fabio Roia, dal procuratore Marcello Viola, dal capo della sezione fallimentare Caterina Macchi e dai responsabili della Dda e del dipartimento reati fallimentari della procura rispettivamente Alessandra Dolci e Roberto Fontana.

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