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Ci sono meno case popolari ma la domanda continua a crescere

Ecco i risultati principali del report elaborato dal Comitato paritetico di controllo e valutazione del Pirellone sull'attuazione della legge regionale per i servizi abitativi

La distanza tra l'offerta e la domanda aumenta a vantaggio dell'ultima. Cresce il numero di famiglie in affitto (+23,4%), diminuisce il numero di alloggi destinati ai servizi abitativi pubblici e aumenta la morosità. Sono questi i risultati principali del report elaborato dal Comitato paritetico di controllo e valutazione del Pirellone sull'attuazione della legge regionale per i servizi abitativi. Nel report sono segnalate criticità già emerse nel corso degli ultimi anni.

Viene sottolineata la scarsità di alloggi pubblici offerti: nel secondo semestre 2020 solo 8 ambiti hanno pubblicato avvisi (per un totale di 706 alloggi, di cui l'80% a Milano); nel 2019 erano 1.896. Questo numero di alloggi soddisfa potenzialmente "circa il 6% delle domande", si legge nel documento visionato dalla 'Dire'. Milano ad esempio nel 2020 ha reso disponibili 560 alloggi e ne ha assegnati 367 (il 65%), ma le domande in graduatoria erano 22.345: circa 5.000 in più rispetto al 2019.

In particolare, le domande di assegnazione da parte di nuclei indigenti sono passate da circa 6.000 a 9.400 (dal 36 al 42%). Con il covid-19 e l'aumento della povertà assoluta, il Comitato paritetico segnala anche un aumento della morosità nei bilanci Aler, in particolare a Pavia (+40%) e Milano (+27%).

Nella parte finale del report il Comitato evidenzia anche difficoltà nella capacità di spendere al 100% le risorse disponibili. Nel documento viene citato ad esempio l'intervento denominato 'Misura Unica', che assegna contributi fino a un importo massimo di 1.500 euro ai nuclei familiari che a causa della pandemia hanno subito un calo di reddito.

Il Comitato rivela che gli investimenti stanziati sono stati utilizzati "per il 76%", un segnale della diversa capacità di spesa degli enti. "Esiste dunque un tema amministrativo più ampio da affrontare, perché le risorse ci sono ma non si riesce a usarle", commenta il consigliere pentastellato Gregorio Mammì, che chiede di avviare un lavoro di revisione "per migliorare la macchina burocratica e tutelare al meglio chi sta in fondo alla scala sociale".

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