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Economia

Confimprese-Jakala: al Ret@il Summit le ricette per il futuro del settore

L’annuale Ret@il Summit, organizzato da Confimprese in collaborazione con Jakala, evidenzia punti di forza e criticità del settore, spingendo l’acceleratore su alcuni aspetti imprescindibili per sostenere il cambiamento e dare forma al commercio contemporaneo: trasformazione digitale, risorse umane, sostenibilità

Si è svolta la 6° edizione del Ret@il Summit organizzato da Confimprese, tra le prime associazioni di riferimento del retail con oltre 450 brand commerciali, 90mila punti vendita e 800mila addetti in collaborazione con Jakala, prima MarTech Company in Italia che sviluppa strategie di marketing and sales, presente in 13 Paesi e in veloce espansione in Europa.

«Come abbiamo avuto modo di denunciare alla stampa e alle istituzioni più volte negli ultimi tempi - afferma Mario Resca, presidente Confimprese – il retail sta vivendo un periodo di forte criticità. Dopo la pandemia, dobbiamo ora affrontare la crisi energetica e l’inflazione crescente, che impattano pesantemente su imprese e famiglie. Da mesi nel settore retail si è registrato un generale aumento dei costi di trasporti, materie prime e affitti, a cui si unisce la carenza di personale qualificato. Chiediamo meno burocrazia, investimenti in energie rinnovabili per costruire una maggiore autosufficienza energetica del nostro Paese e ribadiamo il nostro no ad aumenti dei canoni per gli immobili commerciali. Solo così potremo sopravvivere e dare forma al commercio contemporaneo, capace di costruire un’esperienza per il proprio cliente e riaffermare la sua supremazia sull’online».

«Il nostro centro studi segnala alcune evidenze positive. Il retail ha reagito con una leggera ripresa soprattutto nei mesi estivi con un trend di crescita del +28% nel progressivo anno rispetto allo stesso periodo 2021, trainato principalmente dalla ristorazione a +58%, seguita da abbigliamento-accessori +22% e altro retail +6%», dice Resca.

In un clima di incertezza in cui le abitudini di consumo sono radicalmente cambiate è, dunque, necessario puntare su nuovi modelli di business. «L’incertezza che ha segnato gli ultimi anni ha comportato una netta trasformazione delle abitudini d’acquisto dei consumatori in Italia e in Europa commenta Marco Di Dio Roccazzella, general manager Jakala -. Oltre il 70% dei consumatori europei è consapevole di questo cambiamento: si osservano una minore affezione alla marca, dettata anche da una maggiore sensibilità al prezzo. Anche lo scenario tecnologico in rapida evoluzione impatta sulle modalità in cui i retailer entrano in contatto con il consumatore, in ottica digitale e fisica. Già oggi circa il 50% dei consumatori in Italia ha intenzione di aumentare le proprie spese ed esperienze come gaming, streaming e Metaverso, che, nel breve termine, diventerà un punto di contatto cruciale, favorendo la proliferazione di nuovi player. Le priorità su cui dovranno concentrarsi i retailer: nuovi modelli organizzativi e di leadership, strategie data-driven, personalizzazione della customer experience e automazione dei processi».

Le sfide del retail: punti di forza

Il peggioramento del contesto geopolitico osservato nel 1° semestre 2022 non sembra aver modificato significativamente le azioni previste nella rete di punti vendita. Nel 1° semestre 2022 la base associativa Confimprese ha indicato di avere realizzato un incremento netto dei punti vendita pari al 3%, affiancato da un aumento dell’occupazione del 5%, che deriva dalle aperture sia di punti vendita diretti che in franchising. In particolare la ristorazione ha registrato un incremento di oltre il 12% rispetto al 31 dicembre 2021. Il trend di chiusura è risultato particolarmente debole nel 1° semestre 2022, con una riduzione di circa l’1% sia nel numero di punti vendita che degli addetti. Le motivazioni principali delle poche chiusure sono legate alla riduzione dei ricavi (per quasi 5 rispondenti su 10) e all’eccessiva onerosità della location (per oltre 4 su 10, più del doppio di quanto osservato nel 2021). Rispetto alle previsioni espresse a inizio anno, l’incremento dei punti vendita previsto nel 2022 rimane positivo, soprattutto nella ristorazione. Nel 2° semestre 2022 la base associativa Confimprese prevede una crescita del +4% rispetto al 31 dicembre 2021, in cui prevalgono le aperture nella ristorazione (+18%), seguite da altro retail (+5%) e abbigliamento-accessori (+4%). Il trend di chiusura di punti vendita dovrebbe confermarsi di circa l’1%. Le cause sono legate alla riduzione dei ricavi per il 59% dei retailer, all’eccessiva onerosità della location (53%) e a un processo di razionalizzazione della rete già in corso da anni per il 47%.

Le sfide del retail: criticità

Sul comparto pesa l’inflazione. Le stime del Centro studi Confimprese calcolano che con un’inflazione generale al 10% nell’abbigliamento il peso degli affitti e del costo dell’energia sul fatturato – che ha subito un calo significativo a causa dell’emergenza covid – passano rispettivamente dal 18 al 24% e dal 2 al 3%, portando l’ebitda dal +4% al -8%. Nella ristorazione invece il peso degli affitti e del costo dell’energia sul fatturato – non ancora tornato a livelli pre-covid – passano rispettivamente dal 12 al 14% e dal 5 al 7%, portando l’ebitda dal +10% al + 4%. Gli affitti dei canoni commerciali sono tra gli elementi di maggiore criticità per i retailer, principale motivazione di chiusure dei punti vendita per il 53% dei rispondenti. Alla situazione già insostenibile si aggiungono gli aumenti Istat previsti contrattualmente; per questo Confimprese ha chiesto recentemente un intervento a livello governativo che preveda la moratoria dell’aumento Istat per l’affitto di immobili commerciali, misura peraltro già attuata o allo studio di altri Paesi europei. Un altro fattore impattante è la mancanza di personale che dalla riapertura post-covid sta creando oggettive difficoltà alle aziende retail, soprattutto nella ristorazione, un settore labour intensive che richiede turnazioni di lavoro continue. L’andamento delle offerte di lavoro dal 2020 al 2022 è aumentato in maniera esponenziale: triplicato nella ristorazione da 47mila richieste a 162mila, raddoppiato nel non food da 63 a 123mila (dati Randstad al 31 agosto 2022). La concentrazione di richiesta del personale si registra al Nord con la Lombardia al primo posto sia nella ristorazione sia nel non food. L’Osservatorio martech consumer & executive di Jakala evidenzia una grande consapevolezza, da parte dei retailer, che sistemi organizzativi e di leadership oggi ritenuti obsoleti abbiano un’influenza negativa sull’esperienza cliente finale e sulle performance di business. Infatti l’89% dei ceo ritiene che ci siano ancora troppi silos organizzativi e tecnologici che impediscono l’implementazione di strategie orientate al cliente; la sfida di domani per il 53% di loro è la rivisitazione dell’organizzazione, l’orchestrazione dei canali e dei marketplace in ottica di monitoraggio e ottimizzazione della marginalità.

Il futuro del retail

In questo scenario non basta l’andamento positivo delle vendite (+9,8% rispetto ad agosto 2021) registrato, secondo i dati del Centro studi Confimprese, nel mese di agosto a garantire la ripresa dell’economia e la sopravvivenza delle imprese retail. È necessario adottare un cambio di paradigma: l’evoluzione sociale e culturale del consumatore post pandemia, il cambiamento delle modalità di interazione e di acquisto impongono ai retailer l’adozione di nuovi modelli. Inoltre tecnologia e analisi dei dati possono aiutare non solo a interpretare i nuovi bisogni dei consumatori ma ad avere un quadro complessivo e forecast sui mutamenti sociali, demografici ed economici in atto. È necessario dare forma al commercio contemporaneo, capace di costruire un’esperienza per il proprio cliente e riaffermare la sua supremazia sull’online attraverso la trasformazione digitale, la riqualificazione e la motivazione delle risorse umane e la sostenibilità, asset imprescindibili per sostenere il cambiamento.

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