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Economia Cimiano / Via Padova

La Lega se la prende contro le rimesse degli immigrati

L'attacco di Luca Lepore: «Importi sottratti all'economia italiana»

Le rimesse degli immigrati in Italia ammontano, nel 2014, a circa cinque miliardi e 300 milioni di euro, secondo i dati ufficiali rilevati dalla Banca d'Italia. Si tratta di un dato in calo, ad esempio nel 2011 ammontavano a quasi sette miliardi e 400 milioni. Sempre nel 2014, 606 milioni e 795 mila provengono dalla provincia di Milano. La statistica è stata diffusa da via Nazionale all'inizio di ottobre 2015. 

La rimessa, cioè il trasferimento di denaro contante tra persone fisiche attraverso intermediari (banche o operatori privati), è la naturale conseguenza del fenomeno migratorio: gli immigrati, infatti, se decidono di cambiare radicalmente vita, lo fanno nella maggior parte dei casi con una motivazione economica per sé e per i propri familiari che restano nei Paesi d'origine. I Paesi meno sviluppati vengono classificati anche in base a quanto pesano le rimesse in entrata sul Pil: se il dato è alto significa che l'economia interna non gode di buona salute e dipende troppo dalle risorse dei propri migranti.

«Importi sottratti all'economia italiana», commenta invece Luca Lepore, consigliere comunale della Lega Nord a Milano, secondo cui trasferire denaro nel proprio Paese «dimostra una scelta precisa: non volersi integrare nel tessuto sociale italiano». Come se una cosa (mandare una quota del salario ai propri parenti) escludesse l'altra (spenderne un'altra quota in Italia), e soprattutto come se aiutare la propria famiglia escludesse una «volontà di integrarsi» in Italia. Lepore prosegue attaccando chi definisce gli immigrati una risorsa per l'Italia, visto che «a conti fatti destinano le proprie risorse per sostenere la crescita dei loro Paesi natii».

Le rimesse, da sole, non potranno in realtà far crescere globalmente nessun Paese; ma se lo facessero, la Lega Nord (che di solito - correttamente - sostiene che è importante aiutare i Paesi d'origine a crescere) dovrebbe esserne contenta. Infine per Lepore gli importi trasferiti vengono «utilizzati per generare profitto da investire per la famiglia d'origine in barba alle norme sull'antiriciclaggio».

Per questo Lepore invita il comune a fare più controlli, anche verificando «una via a caso ricca di botteghini: via Padova». I «botteghini» sono in realtà in massima parte luoghi autorizzati e in regola proprio con le norme antiriciclaggio, che prevedono l'autorizzazione della Banca d'Italia, l'esibizione di un documento d'identità e il trasferimento di non più di mille euro per volta. Sicuramente qualche "buco nero" c'è, ma è anche ovvio che nella stragrande maggioranza dei casi il denaro trasferito serva al sostentamento della propria famiglia e non a "sete" d'investimento.

Il Paese verso cui sono più elevate le rimesse dalla provincia di Milano sono le Filippine con 95 milioni e 225 mila euro nel 2014, in diminuzione (per la prima volta in dieci anni sotto i 100 milioni). Segue la cina con quasi 80 milioni (in netta diminuzione: nel 2013 la Cina era la prima destinazione con 163 milioni). Terza è la Romania, stabile sui 40 milioni di euro. Poi l'Ecuador (poco più di 39 milioni) e lo Sri Lanka (in crescita, ora sui 38 milioni). La seconda europea, l'Albania, è la dodicesima e ultima sopra i 10 milioni annui. La prima nazione comunitaria è la Spagna (quattro milioni e mezzo dalla provincia di Milano nel 2014), al ventunesimo posto generale. 

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