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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Sciopero del personale della Bnl

La giornata di sciopero è stata proclamata da tutte le organizzazioni sindacali del settore Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin

È in programma per lunedì 27 dicembre, il primo sciopero nella Bnl dagli anni '90. La giornata di sciopero è stata proclamata ufficialmente il 15 dicembre da tutte le organizzazioni sindacali del settore Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin.

Le sigle protestano contro il piano del gruppo di riorganizzazione varato dalla banca del gruppo francese Bnp Paribas che prevede, tra l'altro, le esternalizzazioni di oltre 90 dipendenti dell'IT e del back-Office, su un totale di 11.500 addetti distribuiti tra uffici centrali e oltre 700 agenzie sparse su tutto il territorio italiano.

Le esternalizzazioni, quindi, interessano circa l'8 della forza lavoro della banca. Lo scorso 18 dicembre i sindacati avevano denunciato un "boicottaggio dello sciopero delle lavoratrici e dei lavoratori. Nel dettaglio, erano state segnalate "difficoltà nel far pervenire il link per la partecipazione alle assemblee a distanza", "task force di lavoratori interinali in forza presso alcuni uffici per sostituire gli scioperanti" e "l'impedimento di revocare le ferie" a chi le aveva già prese per quella giornata.

Il 9 dicembre era stata espletata e completata, con esito negativo, la procedura obbligatoria di conciliazione. Di qui lo sciopero che riguarda: impatti occupazionali e ricadute sul personale oggetto della procedura di cui alla lettera della Bnl datata 24 settembre 2021; chiusura delle filiali e ricadute in termini di mobilità funzionale e geografica; cessione di pacchetto di controllo di società prodotto strategica come Axepta; carenza di organico nelle filiali e pressioni commerciali; modello di presenza sul territorio; ritardo nel numero di assunzioni concordate negli accordi sindacali relativi alla cosiddetta quota 100.

Successivamente, il 23 dicembre le sigle hanno comunicato formalmente lo stop al confronto con l'azienda: "Alla luce della vostra indisponibilità ad un confronto finalizzato alla ricerca di condivisibili soluzioni complessive, non sussistono le condizioni per proseguire il confronto" si legge in uno dei tanti volantini pubblicati in questi giorni.

Il tavolo è saltato, nel dettaglio, a causa della clausola di rientro di 20 anni, "applicabile solo in casi eccezionali e realisticamente difficilmente realizzabili", e che è "subordinata all'inaccettabile condizione della rinuncia da parte dei lavori oggetto di cessione al diritto di ricorrere in giudizio e tutelare i propri interessi. Ciò significherebbe un accordo contra legem che il sindacato non firmerà mai" hanno spiegato i sindacati in una nota del 24 dicembre in riferimento alla chiusura della procedura di cessione di ramo d'azienda del Banking Service Platform (IT) che riguarda 270 lavoratori.

"Questo - continuano i sindacati - è un inaccettabile attacco al diritto ed alla dignità del lavoro oltre che al buon senso e all'intelligenza dei lavoratori e del sindacato. La gravità di questa pretesa da parte della Bnl risulta ancor più evidente di fronte al rischio di illegittimità dell'intera operazione. È evidente che l'intenzione dell'azienda è solo quella di liberarsi di 900 lavoratori: infatti hanno ripetutamente rifiutato di confrontarsi su soluzioni complessive".

La rottura è quindi la "logica conclusione della sorda arroganza con cui questa azienda si è presentata ad ogni incontro e che si evince in modo chiaro dalla comunicazione di chiusura in risposta alle istanze sindacali". Particolarmente irritato dal comportamento della Bnl, il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. Nel corso di una tavola rotonda con i sindacati dei bancari durante il 126° Consiglio nazionale della Fabi a Milano, il 13 dicembre, Sileoni aveva parlato così: "Abbiamo invitato i rappresentati di tutte le banche, non abbiamo invitato i rappresentati di Bnl per la porcata che stanno cercando di realizzare all'interno del gruppo".

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