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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Sea, quotazione ritirata. F2i sotto accusa

Secondo Pisapia e Tabacci F2i ha manovrato contro la quotazione in Borsa. Consob e procura apriranno inchieste. E la provincia venderà la sua quota in 20 giorni

La provincia farà un "bando lampo" per vendere la sua quota di Sea (14,56%) dopo il fallimento della quotazione in borsa da parte del comune. Il bando verrà aperto il 7 dicembre e si chiuderà venti giorni dopo. Secondo indiscrezioni la Corte dei Conti ha già dato il via libera proprio in considerazione dell'urgenza con cui la provincia deve recuperare fondi per rispettare il patto di stabilità.

Intanto il comune si lecca ancora le ferite per la mancata quotazione in borsa. Palazzo Marino, che possiede il 54,8% delle azioni, ha espressamente accusato il fondo F2i (a cui vendette nel 2011 il 29,75%) di avere contrastato la quotazione in ogni modo. E Consob e procura di Milano avrebbero già acceso un faro per capire come sono andate le cose, ipotizzando rispettivamente l'abuso di mercato e la turbativa d'asta.

Il ritiro ufficiale dell'offerta pubblica di vendita è maturato il 30 novembre. Per mancanza di acquirenti. F2i ha provato immediatamente a difendersi: "Bisognerebbe spiegare - hanno scritto in una nota i rappresentanti del fondo nel cda di Sea - perché un'azienda fatta valutare 11 mesi fa da Kpmg 1,3 miliardi di euro sia stata posta oggi in vendita a 800 milioni". La conseguenza per F2i sarebbe stata quella di svalutare la propria quota, acquistata quando il valore complessivo di Sea ammontava appunto a 1,3 miliardi, e secondo Bruno Tabacci (assessore al bilancio) questa svalutazione avrebbe pesato sugli "sponsor di F2i" tra cui figurano due banche (Imi e Unicredit) che erano anche collocatrici in borsa di Sea. "Hanno agito in odore di conflitto d'interessi", ha dichiarato Tabacci all'agenzia Radiocor.

Il fondo F2i ha contrastato in ogni modo la quotazione, arrivando ai ferri corti col comune, proprio perché indispettito dal ribasso del valore fissato dopo meno di un anno. Una strategia che ora Consob e procura scandaglieranno, ma comprensibile dal punto di vista puramente astratto. Da più parti comunque si indica nella conflittualità tra comune e F2i (i due soci principali di Sea) il motivo del ritiro dell'interesse da parte di investitori che, inizialmente, avrebbero voluto acquistare quote in borsa. Dal suo canto il sindaco Pisapia aveva promesso che per la quotazione in borsa ci sarebbe stata "una consultazione coi cittadini".

E nel centrosinistra milanese non mancano le frecciate. Basilio Rizzo, presidente del consiglio comunale, è molto duro. Nel 2011 fece le barricate perché il comune mantenesse la maggioranza assoluta delle azioni, si scaglia contro Tabacci: "Ci ha sempre raccontato - esclama - che F2i è il braccio di Cassa depositi e prestiti e dunque del governo, avrebbe agito come un socio semi-pubblico. Peccato che ha fatto ricorso contro lo scambio di quote tra Provincia e Comune, poi la guerra per bloccare la Borsa. Ha agito contro le istituzioni. E il governo non ha detto nulla". Ma Rizzo è a sua volta il bersaglio di quanti, nel Pd, avrebbero voluto vendere tutto subito.

Ma la decisione di quotare Sea in borsa aveva provocato polemiche già a settembre nel centrosinistra. E proprio Rizzo aveva già chiesto all'epoca che la quotazione non venisse effettuata a un prezzo inferiore a quello del 2011, per non "prendere in giro i milanesi".

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