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Economia

La schiscetta da smart working che uccide la pausa pranzo

Bar e ristoranti alle prese con la città vuota: per molti si tocca il -70% di fatturato rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. I dipendenti rimangono in cassa integrazione. E molti potranno resistere solo qualche mese. "Così muore un pezzo di città", dicono i proprietari. Ma il Comune non sta a guardare. Tajani (Commercio): "Sta a noi esaltare i vantaggi e limitare gli effetti negativi del lavoro a distanza"

Ci sono attività per le quali lo smartworking è stato positivo?

Gli effetti dello smarworking sono meno visibili andando dal centro verso le periferie, per i locali che non dipendono dalla presenza di dipendenti e hanno una clientela di zona e/o lavorano soprattutto la sera. In qualche caso c'è anche chi ha tratto beneficio dal fatto che i dipendenti lavorino da remoto.

"Se dovessimo trovare un’accezione positiva a questa pandemia - afferma Tajani - è che ci ha portato a riscoprire i tanti negozi di vicinato dei nostri quartieri. Realtà che, sino a ieri, risultavano schiacciate dalle nostre abitudini frenetiche e dalla grande distribuzione che però oggi ritrovano un nuovo slancio anche grazie al rapporto di fiducia e di confidenza che si è creato con gli abitanti di ogni quartiere durante il lungo periodo di lockdown. Negozi e attività che hanno ritrovato la loro capacità attrattiva e di essere punto di riferimento per la comunità del quartiere e per il singolo, tutto questo è accaduto soprattutto nei quartieri meno centrali e più popolosi della città. Un piccolo segno di come le periferie possano rinascere partendo proprio da quelle piccole realtà commerciali e artigianali che sono l’anima pulsante di Milano".

Come fa notare Squeri però "chi lavora da casa difficilmente va a mangiare al bar a pranzo spendendo 7- 8 euro per un panino, stesso discorso per il ristorante. Chi è stato avvantaggiato dall'emergenza sanitaria - afferma - sono soprattutto i supermercati".

Come provano a sopravvivere i locali

Per far fronte a una situazione totalmente nuova, molti esercizi hanno provato a reiventarsi puntando sui consumi serali, spingendo sugli aperitivi e i dopo cena. Chi ha potuto, inoltre, ha occupato più spazio all'esterno approfittando della gratuità dell'occupazione di suolo pubblico garantita attraverso un provvedimento comunale.

"Colmare del tutto il vuoto lasciato dalla mancanza di lavoratori è quasi impossibile - mette in luce Squeri - sicuramente molti locali hanno provato a reinventarsi. Ma a Milano è molto arduo riuscire a cambiare indirizzo: i quartieri a vocazione serale/notturna, dove i giovani si ritrovano, sono molto ben identificati ed è difficile spostarli".

Gli scenari futuri

"Lo spopolamento temporaneo di tanti lavoratori del centro città e dai quartieri a vocazione terziaria indubbiamente è un’immagine che non ci piace e poco rispecchia l’immagine che sino ad oggi ha avuto Milano - spiega Tajani -. Anche lo smartworking come altri processi di innovazione porta a rivedere il nostro modo di vivere e lavorare che si riflette sulla vita delle persone e delle comunità. Sta a noi come politici, imprenditori e lavoratori esaltarne i vantaggi e limitarne gli effetti negativi. Come amministrazione abbiamo il dovere di aprire una più ampia discussione sia sui nuovi modelli di lavoro, come lo smartworking, nonché sui nuovi tempi della città per governare un nuovo fenomeno che si affermerà sempre di più nel mondo lavorativo pubblico e privato".

"Noi ci auguriamo che a settembre, al di là dei lavoratori, torni la cosiddetta clientala business con la ripartenza di fiere - continua Squeri -. Speriamo che il flusso di persone aumenti e che qualche turista in più inizi a vedersi. Inoltre auspichiamo che gli aiuti promessi prima o poi arrivino e vengano aumentati. Altrimenti lo scenario potrebbe essere drammatico".

"Il discorso vale per le attività di impresa - afferma Squeri - ma anche per i dipendenti. Perché chiaramente se un esercizio fa il 15-20% del fatturato non può garantire la stessa occupazione di prima nel momento in cui dovessero venire a mancare gli ammortizzatori sociali. La verità è che viviamo molto alla giornata. Un bilancio si potrà fare a fine anno. Ora la stragrande maggioranza delle attività ha riaperto, bisogna vedere quante di queste riusciranno a sopravvivere nei prossimi mesi".

Le richieste alle istituzioni e i possibili provvedimenti

"Al Comune - conclude Squeri - oltre a chiedere di azzerare la tassa di occupazione del suolo, l'altra cosa che da tempo ci preme è che venga previsto uno sconto forte sulla Tari, considerando che la chiusura ha portato a produrre molti meno rifiuti. Poi c'è il tema delle  attività all'interno di immobili del demanio. Per ora il Comune ha previsto la sospensione dei pagamenti, ma se la situazione rimane questa posticipare il pagamento non è risolutivo, bisogna rivedere anche le tariffe. Il governo, infine, oltre al credito d'imposta di marzo, aprile e maggio sugli affitti, dovrebbe prendere un provvedimento dall'alto".

"Nei prossimi mesi avremo bisogno di muoverci con un passo diverso - dichiara l'assessore comunale al commercio - attento alle relazioni di prossimità e all’animazione economica e sociale dei nostri territori. Per questo abbiamo, come Assessorato al Commercio e Attività produttive, messo a disposizione oltre 4 milioni di euro con misure diverse: dalla Scuola dei Quartieri al Crowdfunding Civico, fino ai contributi per la ripartenza delle imprese di prossimità e ai negozi di vicinato delle aree periferiche, con una particolare attenzione alle nuove fragilità create dall'emergenza Covid. Tutti interventi che hanno una visione di lungo periodo per il rilancio di Milano e delle sue periferie. Nell’immediato invece, in linea con strategia Milano 2020 per il rilancio della città nella fase post Covid, abbiamo semplificato e reso possibile l’ampliamento delle concessioni di occupazioni di suolo pubblico per tavolini e dehor come di bar e ristoranti in modo da consentire un utilizzo maggiore degli spazi all’aperto della città e nel contempo dare un sostegno immediato a una categoria molto provata come i gestori e i proprietari di bar e ristoranti".

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