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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Tagli del governo, Palazzo Marino: "Non aumentiamo la Tari". Le alternative

Escluso l'aumento della tassa sui rifiuti, si lavora alle sforbiciate alle varie voci di spesa

In attesa dei decreti attuativi della Finanziaria 2019, il Comune di Milano si prepara ai tagli ai trasferimenti del governo. Secondo le stime, a Palazzo Marino mancheranno qualcosa come 70 milioni di euro rispetto all'anno precedente e questo significa super lavoro per l'assessore al bilancio, il tecnico Roberto Tasca, che deve in qualche modo correre ai ripari per fare quadrare le cifre.

Le punzecchiature politiche non sono mancate. Tasca ha rilevato come sia strano che "la Lega, quando è al governo, riduca i trasferimenti a Milano", mentre il sindaco Beppe Sala, in una intervista di inizio 2019, aveva affermato che il dialogo con il governo nel 2018 è stato "quasi inesistente". Tasca si è comunque messo al lavoro per sforbiciare qua e là in modo da trovare nelle pieghe del bilancio i milioni mancanti.

Operazione ovviamente non semplice. Anche perché Palazzo Marino è intenzionato a non toccare le tasse comunali, a partire dalla Tari, nonostante la Finanziaria in teoria lo permetta. I tagli complessivi potrebbero ammontare a circa 50 milioni, ma non saranno ripartiti fra tutti gli assessorati in uguale misura. Alcune voci saranno intoccabili. Tasca stesso cita il trasporto disabili come esempio di questo.

Una via alternativa potrebbe essere la riscossione di dividendi dai profitti delle società partecipate del Comune di Milano (tra cui MM, Atm, Milano Ristorazione e così via). Una strada che però la giunta sembra intenzionata a non percorrere, preferendo che quei profitti vengano reinvestiti dalle società stesse.

Ultima alternativa, almeno stando a quanto emerso finora, la riduzione del turn over dei dipendenti comunali. Turn over favorito tra l'altro dall'introduzione di "quota 100" nell'ambito della legge pensionistica, che indurrà diverse persone ad anticipare la pensione rispetto a quanto previsto. Si parla di 900 dipendenti che se ne andranno in tre anni, con 300 ingressi (un terzo). 

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