"365 paolo fresu. il tempo di un viaggio": quando la musica è cultura
La sera del 25 giugno al cinema Anteo di Milano, nella sala più grande, Ornella Vanoni, il regista Roberto Minini-Merót e il chitarrista Bebo Ferra hanno presentato il docufilm 365 PAOLO FRESU. IL TEMPO DI UN VIAGGIO (uscito fuggevolmente nelle sale lo scorso 5 giugno). Omar Sosa, Ralph Towner, Uri Caine, Antonello Salis, Bebo Ferra sono solo alcuni dei musicisti con i quali il trombettista suona, collabora, ride e si diverte da anni. Nel film Fresu viene ripreso mentre gira il mondo in lungo e in largo, suona con una quantità enorme di persone, oltre che davanti ad affollate platee, letteralmente e figurativamente si ficca nelle tradizioni musicali di Asia e Africa, portando la propria e tirandone fuori una che col passar degli anni si è trasformata ancora, si è trasfigurata. Tante tradizioni, tanti strumenti che parlano insieme il linguaggio del Jazz, ma non solo questo.
Nei 100 minuti che scorrono negli occhi e nelle orecchie dello spettatore passano immagini di concerti, prove, riflessioni e testimonianze di chi si è innamorato della musica di questo artista esile e piccolo, immagini della Sardegna e di suo padre che racconta. Ascoltare e vedere la tromba di Fresu è un viaggio, è un'unica esperienza oltre che un'esperienza unica: l'appassionato, il fan di Fresu come me, o Ornella Vanoni, Lella Costa, Ermanno Olmi, sono attratti dai suoni e dal suo corpo aggrovigliato, allungato, che li esprime. Vederlo suonare è vederlo muoversi, come a voler rendere più grandi i suoni che escono dal suo strumento. Nel film appaiono didascalie di Goethe, Auden, Chet Baker, e molti altri volte ad esprimere la grandezza della Musica.
Il dialogo fra il manager di Fresu, Vic Albani, e il giovane musicista Raffaele Casarano che ha prodotto il suo primo disco con la Tûk, etichetta discografica del musicista sardo, è la spina dorsale di questo documentario fluido e ben costruito, mai noioso né ridondante, dove Musica è Cultura, scambio, viaggio. Non solo note.