"Agnello di Dio" al Franco Parenti racconta le crepe della società moderna
Dal 13 al 18 dicembre al Franco Parenti va in scena Agnello di Dio, per la regia di Daniele Mencarelli.
Il regista, grande romanziere, affronta nei suoi romanzi e nelle sue poesie il tema della pietas, dell’emarginazione delle periferie, della società e lo fa sempre con una scrittura limpida, secca, tagliente.
La trama
Siamo in una scuola cattolica per figli della futura classe dirigente. Samuele, quasi diciottenne, non è emarginato né periferico, almeno socialmente, ma lo è generazionalmente.
La Preside della scuola ed il Padre, quaranta/cinquantenni, entrambi in “carriera”, lo hanno convocato per un colloquio nel tentativo di capire le ragioni di ciò che Samuele ha scritto in un tema.
È l’inizio di un percorso teso, lucido e tagliente sull’incapacità di una generazione di comprendere quella successiva.
I valori trasmessi sono monchi, non bastanti o quantomeno non fondanti per Samuele. Dall’ultimo dopoguerra in poi, si è posto in modo pressante e drammatico il problema di come educare le nuove generazioni.
Mai come in questi ultimi decenni, infatti, sono apparse crepe così vistose sulla capacità di comunicare valori etici fondanti.
Mencarelli ci introduce e guida nella comprensione di questi personaggi con grande capacità dialogica, arricchendo il tessuto drammaturgico con veri colpi di scena che riguardano gli adulti e Suor Cristiana, l’anziana consorella di Suor Lucia, ed io sono felice di poter dimostrare che la drammaturgia contemporanea è viva.