Proiezioni, film all'aperto e performance: il PAC riapre al pubblico
Dal 2 luglio al 13 settembre 2020 il PAC riapre dopo mesi di lockdown con una versione estesa di "Performing PAC", la rassegna annuale dedicata ad un tema attuale nell’ambito degli studi delle arti visive contemporanee ideata dal Comitato Scientifico. Una piattaforma aperta non solo agli addetti ai lavori, ma anche al pubblico di non specialisti, un format nato nel 2018 che quest’anno giunge alla terza edizione con il titolo di "Made of Sound".
Il tema del 2020
Il tema scelto per il 2020 è il rapporto tra arte e musica, sviluppato attraverso opere video, materiali d’archivio, interventi di artisti, critici e curatori che esplorano l’interazione tra suono e immagine nella pratica e nella ricerca artistica contemporanea.
Si parte idealmente da Laurie Anderson, icona dell'arte multimediale, a cui il PAC rende omaggio proiettando per la prima volta il video della performance realizzata nel 2003 dall’artista newyorkese proprio al PAC in occasione della sua antologica “The Record of the Time” a cura di Jean Hubert Martin e Thierry Raspail.
Il lungometraggio nel cortile del PAC
A luglio inoltre, grazie alla collaborazione con la Cineteca Italiana, sarà proiettato nel cortile del PAC il lungometraggio Heart of a dog di Laurie Anderson (2015), la storia che ha incantato e commosso la stampa alla Mostra del Cinema di Venezia. Un viaggio intimo e delicato in compagnia dell’amata cagnetta Lolabelle, una riflessione multimediale sul significato della memoria, della perdita e dell’amore.
Il percorso espositivo si sviluppa attraverso i lavori di 5 artisti che utilizzano suono e musica nella loro ricerca:
Il duo Barbara and Ale (Barbara Ceriani Basilico e Alessandro Mancassola) porta al PAC il film “The sky is falling” (2017), dove il vibrafono di Elio Marchesini, percussionista della Teatro alla Scala, viene suonato su un lago ghiacciato tra montagne innevate. Il vibrare del metallo dialoga, scompare e resiste alle folate continue, mentre il musicista si ostina a non perdere il controllo, smarrito nel paesaggio.
Il film realizzato da Jeremy Deller con Nicholas Abrahams “Our Hobby Is Depeche Mode” (2006) fotografa la fanbase dei Depeche Mode muovendosi in poche settimane tra Messico, Stati Uniti, Germania, Romania, Brasile, Canada e Russia. Il lavoro documenta come il comportamento disordinato, caotico e spesso imprevedibile con il quale i fan si appropriano della band entri in collisione con l’immagine commerciale accuratamente elaborata del gruppo.