Presentazione del libro "io n. 1211- nell'inferno delle carceri comuniste cecoslovacche"
Giovedí 13 febbraio alle ore 19, presso la sala del Centro Ceco in Via Morgagni 20, il prof. Vitale dell'Universitá degli studi di Milano e la docente Tiziana Menotti dell'Universitá di Udine presenteranno il libro " Io numero 1211" di Dagmar Šimková, testimone e vittima delle brutalità e della follia umana ai tempi del regime comunista dell'Europa dell'Est: una storia cruda, ma anche ricca di poesia e speranza. Il libro - autobiografico - racconta l'agghiacciante vicenda di Dagmar, giovane infermiera cattolica che, in un pomeriggio autunnale, è prelevata dalla sua abitazione da sei uomini, portata a Praga e poi incarcerata. Trascorrerà in carcere 14 anni. Carcere preventivo a Bud?jovice in Boemia, dove la ciotola di cibo era introdotta nella cella dall'inserviente con la spinta del piede; carcere boemo di Pardubice, penitenziario di Písek, senza bagno; ?eleznovce; carcere praghese di Pakrác; Opava... Fame, freddo, maltrattamenti, insulti, celle di correzione, anche solo per essersi rifiutati di lavorare di domenica; filo spinato, isolamento, baracche buie e scalcinate, sconforto. I prigionieri sono privati della propria personalità, senza un attimo di riservatezza, sempre sull'orlo della pazzia.
Quella di Dagmar è una storia intrisa di episodi d i cruda violenza, da cui emerge la sofferenza della protagonista e di quanti sono stati come lei imprigionati, in quanto ritenuti dal regime comunista dell'Europa dell'Est dissidenti politici o rivoluzionari. Una storia narrata con realismo ma anche con accenti di vera poesia, tanto da trasmettere emozioni e speranza. Scrive Alessandro Vitale nell'introduzione: "Se la testimonianza di Dagmar Šimková presenta una peculiarità di estrema importanza, è proprio la recisa negazione del carattere "umanitario" e "di giustizia sociale" di sistemi politici come quello nel quale si è trovata a vivere, che si sono ammantati per decenni di un umanitarismo infondato, ideologico e pretestuoso, negato alla radice, nella realtà della politica e fin dall'inizio, dal loro inscindibile legame (ed essendone l'espressione più compiuta e coerente) con lo statalismo integrale del Novecento. […] Il valore di questo libro sta proprio qui: mette il dito impietosamente e con impressionante crudezza, come non mai, in una piaga inguaribile, in una contraddizione insolubile, e formula un'accusa senza appello, quella del carattere anti-umano di quel regime".