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Collezione Ramo. La città moderna a casa Libeskind

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di MilanoToday

Inaugura venerdì 13 aprile 2018 la mostra di disegni La città moderna a casa Libeskind a cura di Irina Zucca Alessandrelli, nell’esclusivo attico di Daniel Libeskind, loft privato dell’architetto a CityLife, Milano. La mostra, che resterà aperta fino al 22 aprile, presenta al pubblico per la prima volta una selezione di lavori provenienti dalla Collezione Ramo di Milano, una delle maggiori raccolte private di opere su carta del XX secolo, iniziata alcuni anni fa dall’imprenditore milanese Giuseppe Rabolini. Nel loft di Libeskind, la Ramo propone le riflessioni su carta di alcuni tra i più acuti artisti italiani della prima metà del secolo scorso, nella cornice di un’utopia architettonica divenuta realtà: Umberto Boccioni, Luigi Russolo, Antonio Sant’Elia, Mario Sironi, Fortunato Depero, Afro Basaldella. La città moderna a casa Libeskind anticipa la prima grande mostra delle opere della Collezione Ramo che inaugurerà in autunno al Museo del Novecento. “La mostra della Collezione Ramo a CityLife – afferma l’architetto Daniel Libeskind - rappresenta una fantastica ricerca sull’immaginazione della città moderna attraverso gli occhi di questi artisti italiani. Credo che il disegno sia lʼespressione di base della città. Grazie al segno sulla carta si possono esplorare le infinite possibilità della mente - come solo Leonardo, Bernini e Michelangelo hanno saputo fare!” Collezione Ramo. La città moderna a casa Libeskind sarà visitabile tutti i giorni dalle 11 alle 20, previa prenotazione (info@collezioneramo.com). In questa mostra la curatrice Irina Zucca Alessandrelli seleziona le opere di sei artisti, parte della Collezione Ramo, che all’inizio del secolo scorso hanno riflettuto sulla città moderna, non solo una Milano in piena espansione, ma anche New York e i suoi grattacieli avveniristici. A partire dalle carte di Umberto Boccioni, che nel 1907 trovò nella sua periferia - la zona di Porta Romana e la campagna di Via Adige con i cantieri a pieno ritmo - la fonte di ispirazione per una serie di disegni e dipinti a olio eseguiti con l’entusiasmo di chi vede finalmente “il nuovo” sorgere. In mostra lo schizzo a china, preparatorio per quella che diventò poi una delle sue opere più potenti, La Città che Sale (1910), ora conservata al MoMa di New York.
 Luigi Russolo, musicista futurista e autore de L’arte dei Rumori (1913), sognava invece di orchestrare il brusìo delle folle e delle stazioni cittadine, simbolo di vitalità moderna. L’artista sintetizza Milano, la città elettrica che non conosce riposo, nel cono di luce di un lampione nella nebbia densa. L’uomo sempre più piccolo lascia invece spazio all’imponente ingranaggio industriale nel disegno di Antonio Sant’Elia che, anticipando di circa un ventennio Metropolis di Fritz Lang, ragiona con la matita sui flussi di movimento intorno ad una piazza circolare che ricorda l’attuale Cordusio.
 Mentre Mario Sironi, che a Milano arriva un decennio dopo Boccioni, colloca presenze umane senza volto al cospetto di casermoni grigi su vuote strade periferiche. 
Nei decenni successivi gli artisti italiani subiscono il fascino di New York che, con i suoi grattacieli di vetro e acciaio, le insegne pubblicitarie e le scritte luminose, diventa nuovo simbolo di modernità. Fortunato Depero anticipa di molto la tendenza e nel 1928 parte per New York. Nel 1930 disegna la metropolitana scoperta, Elevated (scrivendola erroneamente Elevetet), come un incessante saliscendi di volti, gambe e scalini tra grattacieli e lampioni. 
Afro Basaldella invece, agli inizi degli anni Cinquanta crea un’opera densa di sovrapposizioni materiche per immortalare una Manhattan, fatta di costruzioni verticali pressate nell’azzurro di un cielo che non ha spazio per esistere.

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