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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cultura Isola / Via Gian Antonio Boltraffio

"Zia Severina è in piedi": racket e mafia nei quartieri popolari

Il monologo che mette in scena la lotta solitaria di un'anziana contro il racket

Il palcoscenico è il soggiorno. E zia Severina ne percorre quasi ogni metro quadro, mentre lotta contro il nemico invisibile ma ben noto: la mafia. Succedeva a Niguarda, succede a teatro con lo spettacolo "Zia Severina è in piedi" al Sala Fontana (fino al 19 ottobre, ore 21, con Valentina Scuderi), con cui Carolina de la Calle Casanova mette in scena la solitudine di fronte alla criminalità organizzata nelle periferie milanesi.

Il monologo non pare solo una scelta artistica ma quasi obbligato. Perché la mafia non parla, anche se si fa sentire. Resta ben nascosto, in particolare, il ragazzo assoldato da chi gestisce il racket delle case popolari: entra ogni notte in casa di Severina, rimasta a vivere da sola nel bilocale dopo la morte del marito. Ma si nasconde negli armadi della camera da letto e della cucina. Si fa sentire con i rumori, ogni tanto. Per incutere timore, per spingere alla fuga. E la notte - insonne - di Severina è una lotta contro il male, condotta anche dentro sé stessa, divisa tra la paura (quella vera, che ti porta a brandire un coltello) e l'amorevole cura verso chi è così giovane da sembrare un nipote (e gli va preparata la colazione, perché "chi fa un lavoro come il tuo ha sempre fame", o gli si può chiedere di buttare la spazzatura quando esce).

Monologo, però, obbligato anche perché Severina è sola. E vive in una città in cui "la mafia non esiste", e ne sono convinti i vicini di casa ma anche i poliziotti che ogni tanto lei chiama, quando è troppo impaurita, e da cui viene trattata come una vecchia pazza con le allucinazioni. Non sono allucinazioni, però, i rumori che la tengono sveglia, il chiasso alle quattro del mattino sotto casa, le telefonate anonime nel cuore della notte. Non sono allucinazioni i suoi ricordi delle persone oneste che, prima gli uni poi gli altri, nel tempo hanno abbandonato gli appartamenti sempre sotto minaccia.

I traslochi, non semplici avvicendamenti. Ma testimonianze tangibili di appartamenti "liberati" per essere occupati dal racket. Traslochi come scansioni del male che avanza in silenzio.

E le ore della notte, il riposo rubato, perché di fronte al rischio che ti occupino l'alloggio non si riesce a dormire. Nemmeno se in casa non c'è - in realtà - nessuno. Che poi, a quel punto, non fa più così tanta differenza, perché il giovane manovale della criminalità organizzata (che "non è un lavoro, perché non nobilita"), anche se all'alba se ne va dall'appartamento, in realtà non esce più dalla vita di Severina.

SPETTACOLO ANTIMAFIA - Tratto da un capitolo di "Alveare", romanzo-inchiesta di Catozzella, lo spettacolo racconta una storia realmente accaduta a Niguarda. Al Sala Fontana viene accompagnato da riflessioni pre-spettacolo in collaborazione con "Libera", l'associazione antimafia fondata e presieduta da don Luigi Ciotti.

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