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“Decreto rilancio contro cittadini e medici, fa da scudo soltanto alle aziende sanitarie”

L'Ordine dei Medici di Milano all'unanimità contro la decisione del Governo

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di MilanoToday

Il Consiglio dell’Ordine dei Medici di Milano, all’unanimità, ha deciso di sottolineare i potenziali pericoli insiti nel comma 4 dell’art. 117 del D.L. “Rilancio Italia”. La norma, già in vigore, ma di cui si discute la conversione in Legge proprio in questi giorni, prevede il blocco delle esecuzioni e dei pignoramenti, in corso e futuri, nei confronti delle Aziende Sanitarie. In sostanza, le Aziende Sanitarie saranno le uniche a decidere quali debitori privilegiare nei pagamenti, non avendo più lo spauracchio del decreto ingiuntivo; e questo varrà per fornitori, pazienti e medici. “È un vero e proprio scudo che, surrettiziamente, lo Stato eleva a protezione indebita delle Aziende Sanitarie”, afferma Roberto Carlo Rossi, Presidente dell’Ordine dei Medici e Odontoiatri di Milano. “Ed attenzione che questo varrà anche contro i medici che vantassero dei diritti rispetto all’ospedale, ipotesi non certo peregrina per esempio in eventuali contenziosi per mancata tutela da rischio Covid!”, sottolinea ancora Rossi. “Tale norma, a parte penalizzare i diritti dei Cittadini e delle aziende fornitrici, avrà il più che probabile effetto di inibire e scoraggiare ogni imprenditore dal continuare ad avere rapporti di fornitura di merci con la Sanità pubblica, stante la certezza di non poter ottenere neppure giudizialmente il pagamento dei propri crediti, cosa che finirebbe col danneggiare proprio gli operatori sanitari, tra i quali i Medici, che faticosamente stanno iniziando ad ottenere i tanto agognati dispositivi di protezione individuale. Ma ciò che più ci preme ora rappresentare quale rischio davvero concretamente prevedibile”, soggiunge Giuseppe Deleo, Consigliere dell’Ordine Meneghino e Medico-Legale, “è l’impatto della norma sul sistema della responsabilità sanitaria perché ogni parte lesa, nel dubbio di non vedere soddisfatto sul piano pratico il pagamento del risarcimento per una causa anche se vinta, tornerà a coinvolgere anche i Medici nelle azioni di risarcimento danni per ampliare le possibilità di soddisfare il proprio credito, vanificando così i già tenui effetti della Legge 24/2017 (cd Gelli-Bianco). Ed anche le Strutture Sanitarie potranno fare più facilmente pressioni sul medico, l’unico veramente interessato ad evitare un contenzioso penale o civile, perché partecipi all’eventuale esborso”. Per qual motivo le Assicurazioni dovrebbero, a questo punto, farsi avanti e versare, sua sponte, le somme direttamente ai danneggiati ben sapendo invece che i loro assicurati non potranno essere esecutati e quindi di fatto il loro obbligo di manleva/rimborso non inizierebbe mai a decorrere? - rincara la dose Rossi. Né si dica che tale “blocco” è a tempo, per “soli” 7 mesi. Sappiamo che, in Italia, nulla è più definitivo del provvisorio, tanto che l’art. 51 della legge 220/2010 decretò più o meno la stessa cosa solo “fino al 31 dicembre 2011”, ma poi si andò avanti a oltranza fino a quando, nel luglio 2013, la Corte Costituzionale non vi pose d’imperio un freno con la sentenza n. 186 che ne sancì la definitiva incostituzionalità, osserva ancora Deleo. In sintesi, si tratta di un provvedimento ingiusto, già in passato censurato dal Giudice delle Leggi, che crea un danno ai pazienti, ai medici e alle imprese. L’Ordine di Milano chiede che il Parlamento lo cassi nella Legge di conversione, conclude Rossi.

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