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Elisabetta Armiato, già étoile della Scala, racconta tosca a San Vittore

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di MilanoToday

Un 7 dicembre d’eccezione, non solo per i fortunati che a Sant’Ambrogio potranno andare alla Scala per la Prima della Tosca di Puccini diretta da Livermore, ma anche un momento culturale e di responsabilità civile per i detenuti del Carcere di San Vittore. Elisabetta Armiato, già Étoile del Teatro Alla Scala, oggi Presidente della Fondazione Culturale PENSARE oltre terrà all’interno di San Vittore una presentazione dell’opera Pucciniana. Figlia di un tenore lirico e cresciuta tra le mura del grande teatro meneghino, l’artista ha nel cuore l’opera lirica e molte volte ha danzato in occasione della prima del 7 dicembre. Memorabili le sue spumeggianti interpretazioni nel divertissement dei Vespri Siciliani o nell’Aida di Verdi e in Ifigenia in Aulide di Gluck. “Sono una vera appassionata del melodramma, in particolare dell’Opera Pucciniana, per me quella più vibrante e ricca di sfumature sia musicali che interpretative - racconta Armiato - l’Arte racconta le vicende umane, ma lo fa con empatia e amplificazione di sentimenti, sublimandone i contenuti”. Un’occasione culturale, ma soprattutto di responsabilità civica, voluta fortemente dal Direttore di San Vittore Giacinto Siciliano. L’idea di raccontare la storia di Tosca all’interno del grande carcere milanese, nasce proprio dalla volontà umanitaria di Elisabetta Armiato che con la sua Fondazione PENSARE oltre, diffonde il modello educativo di Maestri d’Arte per l’Infanzia. L’Étoile sarà accompagnata da due Maestri d’Arte - che hanno collaborato al progetto - di altissima caratura: il soprano Consuelo Gilardoni e la pianista Silvia Leggio, che eseguiranno arie tratte da Tosca. “Vivere e fare arte fruendola direttamente dagli artisti, non è un’esperienza da relegare al divertimento o all’arte-terapia – prosegue Armiato - è condizione di vita di ogni uomo. È un sentire ed esprimere sé stessi. Qualcosa che abbiamo sin dall’infanzia e che si manifesta in ogni attività di valore che realizziamo. Anche imbandire una tavola può essere arte. Quando si spegne in noi, la capacità di creare qualcosa di bello, moriamo dentro”. La celebre opera pucciniana si svolge per la gran parte in un carcere, dove il bel pittore Cavaradossi, incarcerato dal crudele Scarpia, capo delle guardie, vuole soggiogare e possedere Tosca, bellissima cantante e amante dell’artista, in cambio della libertà del suo amato. In una serie di continui inganni che in Tosca, porta alla fine alla morte di tutti gli attori della storia. “Ho voluto parlare di Tosca ai detenuti, perché a mio avviso è un’opera che ci rammenta che il destino spesso è la conseguenza di una concatenazione di scelte, di azioni che abbiamo scelto di fare. A volte agiamo male nel tentativo di risolvere un problema, ma immancabilmente presto o tardi la vita ci presenta il conto”, conclude Elisabetta Armiato. Un incontro d’Arte che, si spera, possa contribuire a suscitare riflessioni, coscienza critica e la volontà di cambiare il proprio destino, creando cose migliori e di valore all’interno come all’esterno di una struttura detentiva.

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