Human farm
NOTE DI DRAMMATURGIA
Non c’è consapevolezza peggiore di scoprire di essere schiavi di un Sistema. Questi critici anni venti del nuovo millennio hanno portato una rassegnazione diffusa la coscienza di essere impotenti di fronte ad un meccanismo che ti vuole rendere migliore, più prestazionale, più competitivo. Se non sei all’altezza resti indietro. Non si può scendere dalla giostra, non si può sconfiggere il Sistema perché è invisibile. Sai che c’è ma non lo vedi e, anche se riesci a scorgerlo, sembrerà sempre troppo lontano e potente per poter essere distrutto dalle azioni di un singolo uomo.
Human Farm, con i suoi toni sopra le righe ma dai colori sterili, vuole essere una favola distopica, un viaggio all’interno della nuova era dell’imprenditoria.
La Human Farm, azienda segreta e finanziata da potenti multinazionali, crea ogni giorno lavoratori in vitro: gli umanzi. La nuova classe lavoratrice del futuro. Docile, condizionabile, fedele al datore di lavoro e soprattutto gratuita. Inconsapevole di avere dei diritti.
Come contrastare un futuro che sembra inesorabile, dove chi detiene soldi e potere sembra intoccabile? Come fermare un Sistema che è in grado di distorcere qualsiasi verità a proprio vantaggio pur di continuare a esistere e a creare ogni giorno nuovi schiavi sorridenti che lo supportino?
La complessità della scena viene affidata interamente alla recitazione degli attori e alla fantasia del pubblico, che verrà trasportato in questa nuova fabbrica di cioccolato divertente e allegra senza dubbio ma dal sapore macabro e cruento.
SINOSSI
In un futuro non molto lontano, un imprenditore visionario, finanziato da una potente cordata di multinazionali, ha creato, in un laboratorio segreto, una nuova tipologia di lavoratore destinata a rivoluzionare per sempre il mondo del lavoro. Il problematico, fragile e cagionevole essere umano sta per essere sostituito dal ben più docile, prestante e ubbidiente umanzo.
I pregi degli umanzi rispetto agli esseri umani sono innumerevoli. Gli umanzi lavorano senza sosta e soprattutto senza chiedere in cambio nulla; parole come malattia, ferie, maternità e stipendio per loro sono del tutto prive di significato. Per vederli saltare di gioia, basta sventolare davanti ai loro occhi uno dei loro amati buoni pasto.
Ma il maggior pregio degli umanzi riguarda l essere totalmente bio degradabili: una volta terminato il loro ciclo lavorativo, infatti, nessun costo per l azienda, nessun costo per la società: gli umanzi possono essere macellati, cucinati e dati in pasto ai loro simili per animare simpatiche feste aziendali.
A contrastare questo entusiasmante progresso nel laboratorio segreto, arriva un giovane e arrogante giornalista precario, convinto di poter cambiare il mondo con un reportage.
Dove lo porterà la sua incoscienza? Benvenuti nella Human Farm!
IL PROGETTO
Human Farm è il secondo capitolo della Trilogia Distopica con cui i Fartagnan Teatro continuano la ricerca di un proprio linguaggio narrativo che fonde i riferimenti della cultura pop cinematografica e seriale con il medium artistico del teatro, approfondendone i risvolti tematici e i collegamenti con la contemporaneità.
Con Human Farm, la compagnia si immerge nelle problematiche dell’ attuale mondo del lavoro, traendo ispirazione dai classici della letteratura distopica, come 1984 di G. Orwell e Ritorno al Mondo Nuovo di A. Huxley e prova a fondere generi differenti fra loro, dallo spymovie alla commedia musicale.
Human Farm, come tutta la Trilogia Distopica, ha come obbiettivo quello di riportare a teatro generi narrativi che si sono allontanati dal palcoscenico, come la fantascienza, il triller, la distopia; generi desueti nei teatri ma che, attualmente, rimangono i più efficaci per avvicinarsi e parlare alle nuove generazioni. Volendo creare spettacoli per gli spettatori del domani, occorre riavvicinarsi ai gusti del pubblico, non basta solo trattare di temi e problematiche vicine ma occorre bensì ritrovare degli stili più accattivanti che possano essere comprensibili e affascinanti proprio per quel pubblico che non conosce nulla di teatro e che è cresciuto davanti ad uno schermo.
Soggetto di Rodolfo Ciulla e Daniele Milani
Scrittura di Rodolfo Ciulla
Script Supervisor Gabriel Favata
Regia collettiva di Fartagnan Teatro
Con Federico Antonello, Luigi Aquilino, Michele Fedele e Giacomo Vigentini
Scene di Matteo Giacotto ed Elisa Vannuccini
Disegno luci e audio di Matteo Giacotto
Movimenti di scena Angelo di Figlia