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La Locandiera

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di MilanoToday

Lo spettacolo ha debuttato in prima nazionale nell’ambito della 38^ edizione di Asti Teatro col sottotitolo L’Arte per Vincere. Silvia Gallerano, l’attrice italiana di teatro più premiata a livello internazionale degli ultimi anni, quale straordinaria interprete de La Merda di Cristian Cerasoli, veste i panni di una Mirandolina combattuta fra tradizione e femminilità emancipata, in questa particolarissima edizione del capolavoro di Carlo Goldoni, curata e diretta da Stefano Sabelli. Silvia Gallerano rende la sua Mirandolina una donna nuova che, sfruttando la decomposizione della nobiltà, è in grado d’emanciparsi, con le sue sole armi e forze femminili. Una Mirandolina che, come un ex mondina resasi indipendente o una suffragetta alla conquista del suo primo voto elettorale, è qui capace d’immaginare per sé un futuro nell’ambito di una nuova borghesia imprenditoriale prendendo, da sola, in mano le redini della sua azienda. E interpreta quel modello di fascino femminile capace di rendersi autonomo e scalare classi sociali, che lo stesso Goldoni ha concepito per il suo più bel ritratto di donna. La vicenda, originariamente ambientata a Firenze a fine ‘700, viene traghettata dal regista molisano nel Delta del Po, in un’atmosfera acquitrinosa anni ’50, omaggio a capolavori del nostro Cinema Neorealista, come Riso Amaro di De Sancits e Ossessione di Visconti, come pure alle più belle commedie di Vittorio De Sica, che fanno il verso al mondo dell’Avanspettacolo. Claudio Botosso, fra i volti più noti del Cinema italiano d’autore – diretto da maestri come Avati, Fellini, Bellocchio, Bozzetto, Luchetti, Risi, Perlini, Schroeder, Calogero – dà vita, con la sua recitazione intensa e asciutta, al Cavaliere di Ripafratta, vero antagonista della protagonista goldoniana. Le scene di Lara Carissimi e Michelangelo Tomaro, con i costumi di Martina Eschini, rafforzano l’ambientazione lacustre e nebbiosa, dove conti, marchesi e cavalieri diventano spiantati e alticci melomani, misogini e incalliti giocatori d’azzardo o ruffiani gagà di fiume; balordi, che si arricchiscono e perdono tutto con poco, millantando e spacciando il poco che hanno, come un tesoro segreto, magari ritrovato nello scrigno riesumato di un pirata dei Balcani, risalito dal mare ai rivoli paludosi.

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