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E le guglie del Duomo ospiteranno un'opera di Giuseppe Verdi

Per la prima volta un'opera lirica di Giuseppe Verdi nella cornice delle guglie del Duomo. L'incasso per finanziare i restauri. Allo studio l'entrata in un "circuito europeo" di cattedrali per le rappresenazioni

Le guglie del Duomo di Milano venerdì prossimo si trasformano in teatro per ospitare il debutto dei 'Lombardi alla prima crociata' in forma di concerto con un cast diretto da Lorenzo Coladonato in cui spicca il basso Ruggero Raimondi. L'opera (che sarà replicata lunedì, sempre alle 21,30) fa parte degli eventi di Vivilduomo, organizzati dalla Veneranda Fabbrica per finanziare i restauri della cattedrale.

I soldi raccolti serviranno per il restauro della guglia maggiore su cui poggia la Madonnina. Non è la prima volta che il tetto della cattedrale ospita dei concerti, ma si tratta della prima volta in assoluto che viene rappresentato un intero melodramma di Verdi, con tanto di orchestra e coro della Veneranda Fabbrica. In futuro, poi, potrebbe esserci anche un coro europeo di voci bianche, non solo legato al Duomo ma a un circuito di grandi cattedrali gemellate insieme, da Notre Dame a Parigi alla Sagrada Familia di Barcellona.

I contatti sono già iniziati e continueranno anche a settembre con l'obiettivo, però, di dare al coro come sede stabile Milano, con la benedizione di Raimondi, che trova questa una "bellissima iniziativa". La scelta quest'anno di eseguire i Lombardi, che sono andati in scena per la prima volta alla Scala nel 1843, non è casuale, ma voluta per celebrare i 150 anni dell'Unità d'Italia. D'altronde il tetto del Duomo può essere considerato il "tetto natio" del celebre coro dei Lombardi, oltre che un simbolo del risorgimento. Proprio qui, tra le braccia della Madonnina, fu posta la bandiera italiana alla fine delle Cinque giornate. Certo per eseguire l'opera sul tetto ci sono voluti alcuni accorgimenti: qualche taglio per contenere tutto in un'ora e dieci senza intervallo e nessuna scenografia, per cui non ci sarebbe spazio. D'altronde "l'opera sentita in purezza può essere una scoperta e con gli spettacoli che vediamo oggi - ha commentato Raimondi -, meglio chiudere gli occhi". Sul Duomo, invece, gli occhi è meglio tenerli ben aperti, per lo spettacolo di tutta la città dall'alto. "E' un luogo paradisiaco - ha aggiunto il basso -. Non avrei mai immaginato di cantarci. Si arriva ad uno stato di estrema religiosità che influenza la vocalità e l'interpretazione".

Anche l'acustica - al di là di qualche rumore che arriva dalla piazza -, in parte grazie ai microfoni, non dà problemi particolari. "Sarà quasi perfetta" secondo Raimondi che ha già fatto due prove, e nella sua carriera non si è tirato indietro quando si è trattato di cantare in luoghi disagiati: uno per tutti il Requiem di Verdi diretto da Zubin Metha, José Carreras e Cecilia Gasdia fra le macerie della biblioteca di Sarajevo nel 1994, in piena guerra, con i cecchini che sparavano. "Sono orgoglioso - ha concluso - di averlo fatto". (ansa)

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