A Milano riapre la mostra "La Guerra Totale" per il 75° dalla fine del Secondo Conflitto Mondiale
A Milano, più precisamente alla Casa di Vetro, la mostra “La Guerra Totale. Il Secondo Conflitto Mondiale nelle più belle e iconiche fotografie degli Archivi di Stato americani” è stata prorogata dal 2 settembre fino al 19 dicembre. L'esposizione è inoltre inserita nel Milano Photo Festival 2020.
La mostra
La mostra è stata realizzata in anteprima nazionale in occasione del 75° della fine della Seconda Guerra Mondiale - avvenuta ufficialmente il 1° maggio in Italia, l’8 maggio in Europa e il 2 settembre del 1945, con la resa del Giappone, sul fronte del Pacifico e perciò in tutto il mondo. L’esposizione racconta la storia del più devastante conflitto che l’uomo abbia mai conosciuto attraverso le fotografie più suggestive, rappresentative e famose dei National Archives and Records Administration e della Library of Congress, che a loro volta conservano immagini (spesso sconosciute in Italia) provenienti dalle collezioni della US Navy, dell’US Marines Corp, dell’US Army e altri archivi pubblici americani.
Composta di circa 60 immagini, ciascuna corredata da testi di approfondimento secondo la logica della fotonotizia, la mostra ripercorre infatti tutti i principali eventi del Secondo Conflitto Mondiale sui fronti europei, nord africani e del Pacifico: la politica espansionistica nazista e il feroce attacco giapponese alla Cina, l’invasione tedesca della Francia e i bombardamenti sulla Gran Bretagna, l’attacco giapponese a sorpresa di Pearl Harbor e l’invasione della Russia, la guerra in Nord Africa e la riconquista degli Alleati isola per isola dell’Oceano Pacifico, i campi di sterminio e la riduzione in schiavitù di milioni di Europei per sostituire nelle fabbriche i Tedeschi al fronte, la guerra in Italia e il D-Day, i movimenti partigiani e le punizioni ai collaborazionisti, la sconfitta dei Tedeschi e le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, la resa del Giappone e i processi ai gerarchi nazisti.
In aggiunta alle immagini esposte sono proposte al pubblico su esplicita richiesta, stampate in un catalogo a uso interno alla mostra e non offerte via web a chi sceglie l’opzione della visione a distanza, fotografie che testimoniano gli orrori dei crimini dei nazifascisti sia mostrandoli mentre vengono compiuti sia ritraendo le vittime che li hanno subiti. Una scelta, quella di mostrare simili immagini solo a chi chiede di vederle, dettata da una parte dall’esigenza di raccontare fino in fondo i crimini dei nazifascisti in tutta la loro sconvolgente ferocia e brutalità e dall’altra dal desiderio di non obbligare i visitatori, magari accompagnati da minori, a confrontarsi con l’orrore indipendentemente dalla loro volontà. Sono infatti immagini che una volta viste non possono più essere dimenticate e con le quali, perciò, è necessario convivere per il resto della propria vita. Esattamente come è successo a chi ha vissuto le esperienze in esse rappresentate ed è sopravvissuto oppure a chi per primo, tra le forze alleate, le ha avute davanti agli occhi quando è giunto, per esempio, nei campi di sterminio.
Nello stesso tempo l’esposizione, nei testi di approfondimento, racconta il clima politico che ha portato alla tolleranza del nazifascismo da parte delle democrazie occidentali in funzione antisovietica e invita a una riflessione sul perché ricordare i tragici fatti della Seconda Guerra Mondiale, su quale lezione trarre da quegli eventi per evitare che un domani si ripetano e infine su come rispondere alle questioni etiche che il Conflitto ha sollevato alle quali ancora oggi non si è data una risposta definitiva e/o univoca – a partire, per esempio, dai limiti che una democrazia deve porsi partendo dalla constatazione che Hitler è asceso al potere attraverso libere (per quanto condizionate politicamente ad arte dagli stessi nazisti) elezioni.