"Metafore parallele" mostra personale di pittura di Ciava
Cicatrice, 57,5x57 cm tecnica mista su tavola
Comunicato Stampa
"Metafore parallele"
Mostra personale di pittura di:
Ciava
A cura di Massimiliano Bisazza
-Opening: 5 Marzo 2014 dalle h 18,30 alle h 21,00
In mostra fino al 18 Marzo 2014 mattino
Presso: Galleria d'Arte Contemporanea Statuto13
Via Statuto, 13 (corte int.) - 20121 Milano
Apertura al pubblico: dalle h 11 alle h 19 dal martedì al sabato
Non esiste una sola via per denotare il mondo a noi circostante. Ciava, pittore pugliese osserva l'ambiente circostante con un atteggiamento introspettivo ma disincantato al tempo stesso.
Attraverso la metafora dei suoi "Mondi" esprime in modo intenso le proprie sensazioni traslate dalla pittura e le connota di significati molto attuali e paralleli alle nostre vite:
"Il Primo mondo è quello dell'era tecnologica con l'ascesa della città-stato, il Secondo tratta della decadenza della civiltà occidentale esplorando l'iconografia della religione e del capitalismo. Il Terzo mondo rappresenta il punto di vista dell'artista sulla povertà e sullo sfruttamento dei paesi sottosviluppati, mentre il Quarto tratta dell'incertezza del futuro". (cit.)
La tecnica è mista: acrilici, gessi, oggetti ready-made, cavi, ecc. che ci consentono di apprendere quanto l'artista subisca la fascinazione esistente nell'interazione tra varie tecniche e nella sperimentazione sinergica.
Simbolismi e riferimenti alla tecnologia, alla politica, alle false attese generate dal potere mediatico sono presenti nelle opere presentate in Galleria Statuto13 a Milano nel cuore di Brera. Le pennellate dense di riflessi ricordano gli smalti cromatici inducendoci a parafrasarle, paragonarle, in maniera decisamente più concettuale, allo smalto della vita che troppo spesso è rovinabile giacché delicato e caduco.
Cicatrici immaginifiche, superfici ruvide, frastagliate, reticolate, graffiate sono l'eco di un grido soffocato che palesa la necessità di un cambiamento, d'innovazione, di mutazione del pensiero e dell'agire collettivo nel quale l'artista si muove sofferente e che utilizza la sua opera pittorica - mezzo potente, diretto che gli è più affine - per esprimere la propria denuncia.