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Eventi Montenapoleone / Via Gesù

Quando un museo nel cuore di Milano prende vita (grazie a Hitchcock)

La Casa Museo Bagatti Valsecchi in via Gesù accoglie una "mise en espace" del celebre film di Hitchcock - "Nodo alla gola" - con la prestigiosa Scuola del Piccolo Teatro

La casa museo Bagatti Valsecchi apre le porte al teatro. Durante I giovedì del mese il pubblico potrà visitare in orario serale il museo, approfittando di una vista guidata, incontri e pièces teatrali o arie operistiche interpretate da giovani promesse della scena e della lirica italiana.

Giovedì sera 6 febbraio è andata in scena, a cura di Laura Pasetti, la trasposizione di “Nodo alla gola” (Usa, 1948) da parte degli allievi del terzo anno del corso “Barrault”. Le iniziative della Fondazione privata che gestisce la struttura sono infatti volte alla rivitalizzazione e alla creazione di un’atmosfera di casa aperta agli ospiti, nel desiderio di far vivere il luogo non solo come museo ma come casa.

La location è appunto in quella meravigliosa sala che accoglieva gli ospiti, una sala da pranzo con un maestoso camino sorretto da due scuri telamoni. All’appartamento dalle finestre sul tramonto di New York della pellicola si sostituisce quindi l’ambiente più caldo e intimo di un’ antica dimora che sa di legno e di arazzi rossi, che trema all’incedere delle suole degli attori: la collezione di dipinti e manufatti d’arte quattro-cinquecenteschi coniugano il gusto della tradizione lombarda e l’impronta neorinascimentale in un contesto che risulta assolutamente pertinente alla sceneggiatura di Hitchcock ispirata alla “gotica” commedia nera di “detection”.

La suggestiva dimora è situata nel cuore di Milano, in Montenapoleone, tra via Gesù e via Santo Spirito: una casa museo frutto di una straordinaria vicenda collezionista di fine Ottocento, che ha come protagonisti due fratelli: i baroni Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi. Nodo alla gola di Alfred Hitchcock è un film del 1948. La trama è nota: due giovani ricchi studenti strangolano un amico: il gesto ha il sapore crudele e gratuito dettato dalla noia esistenziale dei protagonisti, che ne nascondono il cadavere in una cassapanca intorno alla quale organizzano un piccolo party, invitando i parenti dell'ucciso, ma anche un loro professore, interpretato da James Stewart.

Ispirato a un caso di cronaca nera (il delitto Leopold-Loeb) e tratto da un lavoro teatrale (1929) di Patrick Hamilton, il soggetto è uno psicodramma che smonta l'idea nicciana e superomistica dell'"atto superfluo". Passato alla storia per il suo virtuosismo tecnico, il film fu girato in piani-sequenza di 10 minuti l'uno in modo che sembri costituito da una sola inquadratura. Ben mimetizzati, gli stacchi sono sette. Non è un virtuosismo però fine a se stesso: Hitchcock voleva portare in quella stanza gli spettatori come testimoni e coprotagonisti.

Ed è ciò che fa concretamente la messa in scena coordinata da Laura Pasetti, disponendo noi spettatori nella sala da pranzo dentro a questo che si rivelerà un delitto “quasi” perfetto. Nei ruoli chiave, i due assassini e il professore\investigatore Rupert, lo spettacolo si arricchisce di una valenza ulteriore perché nell’interpretazione dei personaggi si alternano due giovani attori del Piccolo per ciascuno. La prestanza scenica dell’altissimo e segaligno David Meden si risolve nel gioco di sguardi e di gestualità nervosa di chi prende il suo posto (Daniele Molino) verso il climax del dramma.

Due sfaccettature che rendono anche meglio l'incarnazione dell'eroe hitchcockiano per eccellenza: l'uomo qualunque in situazioni eccezionali. Riguardo la gestione della coppia di assassini, da un lato Gilberto Giuliani e Simone Marconi propongono con una certa continuità (anche dettata dal brillantinato look) il fascino del giovane esteta del male, quella sorta di Dorian Gray che imbandisce lo spettacolo di questo “altare sacrificale” (come lo definisce lui stesso nel plot) per apprezzarne la condivisione da parte del professore, che stima dalla sua parte nell’esaltazione della relatività tra giustizia e crimine. E’ il Brandon Shaw di John Dall. Un calco perfetto, soprattutto nella parte iniziale della pièce.

Dall’altro lato il timido e paranoico pianista Philip è giocato in maniera molto differente da Andrea Preti (che ne coglie prosodicamente l’insopportabile tono della voce e l’andatura incassata costretta nelle spalle) e Livio Remuzzi, il quale ai tratti soprasegmentali preferisce denotare la progressiva aggressività del personaggio che esploderà nel finale. Letizia Bravi è la bella Janet Walker, fidanzata del giovane studente ucciso, scrive di tendenze per una rivista, oggi sarebbe una blogger, coerente ancora una volta l’ambientazione nel cosiddetto “quadrilatero della moda”...

La donna è pedina importante nella storia perché fa emergere il lato malvagio di Brandon nel momento in cui si accorge della presenza dell’ex Kenneth Lawrence (Lorenzo Demaria), con il quale ha ancora difficoltà a spiegarsi.. Rispetto alla Chandler, o perlomeno al doppiaggio italiano, arricchisce di personalità la figura di Janet, la quale, in perfetta linea hitchcockiana, al massimo pare possa concedersi un velo di rossetto rosso. Le forme proporzionate e semplici di un corpo flessuoso avvitato in un tailleur nero che prosegue nei guanti di velluto rappresentano una sorta di gabbia che trattiene la forza sensuale ed erotica.

Perché se c’è seduzione in questa storia deve stare tutta nel carattere fatale del maligno pensiero di Brandon, aldilà del bene e del male, come direbbe Nietzsche, espressamente citato nel testo. Si potrebbe parlarne ancora a lungo, citando l’interessante prova di “invecchiamento” di Roberta Rigano e Domenico Florio nei panni di Mrs. Atwater e Mr. Kentley, gli ignari genitori del morto. O della resa assai più fresca e dinamica della domestica Mrs. Wilson da parte di Francesca Tripaldi. La speranza è di rivedere presto questa squadra, vera e propria fucina di talenti del Piccolo, smontare e rimontare perché no, un altro pezzo di grande cinema, in questi luoghi incredibili di una Milano senza tempo, forse sconosciuta ai più. Credits...

CAST - Brandon Shaw: Gilberto Giuliani e Simone Marconi Philip Morgan: Andrea Preti e Livio Remuzzi Kenneth Lawrence: Lorenzo Demaria Mrs. Wilson: Francesca Tripaldi Janet Walker: Letizia Bravi Mrs. Atwater: Roberta Rigano Mr. Kentley: Domenico Florio Prof. Rupert Cadell: David Meden e Daniele Molino David Kentley: Nicolò Parodi

Dimenticavo, lo spettacolo comincia con una resa speciale che riguarda i cosiddetti titoli di testa di un film. Succede sullo scalone che vi accoglie all’ingresso della dimora (vedi foto sopra in bianco e nero). La trasposizione teatrale ci cala virtualmente nel mondo del cinema attraverso la presentazione da parte dei due professor Rupert dei vari personaggi e dei relativi interpreti che salgono i gradini circondati dagli occhi del pubblico appollaiato sopra lo scalone. 

Il prossimo appuntamento di queste aperture straordinarie del Museo Bagatti è per giovedì 13 febbraio 2014, ore 20 IL PRANZO DI BABETTE (dal film di Gabriel Axel) Ingresso al Museo: 9 euro Si consiglia la prenotazione rsvp@museobagattivalsecchi.org https://museobagattivalsecchi.org/it/index.html 02 76006132

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