Piccoli quadri raccontano
Giancarlo Curone è un artista che ha lasciato una sua inconfondibile impronta nell'arte italiana dal secondo novecento fino ai primi anni del terzo millennio. Una carriera iniziata negli anni '50 con la frequentazione della Accademia di Belle Arti di Brera e che è proseguita poi con importanti esposizioni in territorio lombardo. Ricordiamo quella al Museo della Permanente di Milano e il premio "Bice Bugatti".
La sua ricerca artistica è caratterizzata dalla attenzione al paesaggio e alla natura in chiave intimistica e profondamente soggettiva.
In questo artista la natura non è rappresentata in quanto tale ma come stimolo, un pretesto quasi, per raccontare le proprie emozioni. Il percorso che Curone ha intrapreso dagli esordi sino agli ultimi anni di vita è stato un via vai dal mondo esterno a quello interiore.
Una continua trasfigurazione dell'elemento naturalistico che, strada facendo, ha perso la sua oggettività per acquisire una dimensione sempre più impalpabile ed eterea. Tanto che nell'ultimo periodo soprattutto (a partire dagli anni '80) non è quasi più possibile riconoscere il dato naturalistico originale (il fiore, l'albero, il paesaggio...) che ha spinto l'artista ad avviare l'opera, ma solo la sua rielaborazione emotiva, corroborata dalla memoria e dal gesto pittorico. Una gestualità che deriva da un equilibrio tra istinto e uso sapiente delle cromie, rarefatte e precise nel cogliere ogni minimo dettaglio introspettivo.
La natura come riverbero e proiezione dell'anima, la si potrebbe definire la pittura di Giancarlo Curone. Una trasfigurazione continua che ha preso linfa vitale dalla realtà per approdare a visioni di tipo onirico. Un sogno ad occhi aperti a cui questo artista sembra condurci nella speranza di un mondo migliore.
Presentazione a cura di Anita Gadaldi (storico d’arte)