Politica, individuo e collettività. Il gioco dialettico
Alla base del funzionamento democratico c’è l’idea della partecipazione e della libera espressione delle proprie opinioni, ma cosa succede se questo meccanismo – invece di costruire un percorso socialmente condiviso – esita in una polarizzazione delle opinioni e in un’accentuata conflittualità sociale?
La nostra contemporaneità è caratterizzata da un livello di disponibilità delle informazioni altissimo e dalla presenza di piattaforme che permettono un confronto costante tra le persone (i social network), ma questo non sembra aver arricchito la nostra comprensione del mondo e la capacità di convivere con le opinioni altrui. Per questo è lecito chiedersi se gli strumenti della nostra democrazia debbano essere aggiornati per adattarsi a questa realtà “aumentata”.
La pandemia da Covid-19 con le sue complessità legate all’imprevedibile stato di crisi e alla difficoltà nella gestione della comunicazione pubblica può segnare uno spartiacque nel modo in cui la cultura occidentale guarda ai fenomeni della collettività, della globalizzazione, della sicurezza nazionale e sovranazionale, della salute come Bene comune.
Ne parlano il 25 ottobre alle 21, in un incontro online: Luca Sofri, giornalista e direttore del Post; Maria Pia Roggero, psicologa e psicoterapeuta; Marianella Sclavi, sociologa ed etnografa. Moderano l’incontro Anna Giulia Curti, membro del Comitato Scientifico della Casa della Psicologia, e Davide Baventore, vicepresidente OPL.
Il livello su cui questa serata si vuole concentrare è quello della Politica come contenitore di apprendimenti collettivi: uno degli elementi in cui la politica esprime la sua massima pienezza, infatti, è quello di essere in prima istanza una pratica di pensiero che si sforza di trovare soluzioni valide per la collettività. I pericoli su cui tale istanza può cadere sono molteplici e, purtroppo, la pandemia non ha risparmiato esempi in tal senso. In particolare, la polarizzazione delle posizioni pubbliche e la parcellizzazione dei contenuti comunicativi hanno mostrato e mostrano tutta la loro pericolosità nel generare una cittadinanza che, affaticata e spaventata, è spesso in balia di informazioni e strumenti di pensiero iper-semplificati, trasformati in sorta di tifoseria calcistica, incapaci di far fronte ad una confrontazione dialettica. La psicologia ben (ri)conosce questi elementi di funzionamento, in quanto sono i medesimi che nel micro del funzionamento soggettivo, portano le persone a soffrire e a non trovare equilibri sufficientemente sani e di benessere. La serata si propone proprio come terreno su cui giocare questo continuo dialogo tra livelli, micro e macro, nel tentativo di mettere in luce quei complessi, ma possibili, equilibri dialettici tra individuo e collettività, tra pensiero e prassi, tra affermazione e confronto.
Luca Sofri, giornalista e direttore del Post, cerca di capire «Come Internet e i social network hanno moltiplicato un fenomeno già avviato in scala minore dalla televisione, ovvero la necessità di continue affermazioni di sé e di gratificazioni personali degli individui per rispondere alle aspettative sociali e di competizione con gli altri, associata alla enorme disponibilità di strumenti per ottenere queste affermazioni e gratificazioni, per quanto volatili e bisognose di continuo rinnovo. E come questo abbia ricadute estesissime sullo stesso funzionamento delle democrazie».
«La politica – secondo Maria Pia Roggero, psicologa e psicoterapeuta - è lo specchio delle interazioni soggetto - società, la macro espressione del processo del soggetto. Questa lettura capovolge il paradigma positivista di cui respiriamo ancora oggi l’influenza e che pone l’accento sulla delega allo stato e alle istituzioni etc. La conseguenza della delega è che i soggetti umani sono diventati fragili. E la pandemia ha ulteriormente messo in risalto queste fragilità: non ci sono state più certezze a cominciare dalle istituzioni politiche sociali e sanitarie. Ed è sotto gli occhi di tutti la fragilità dei legami, legami fragili quelli della globalizzazione e dei social, un surrogato di legami dove l’individuo ha trovato lo spazio per esprimersi attraverso polarizzazioni. Come cambiare strada? Credo che si debba partire dall’educazione intesa come formazione, che vuol dire aiutare il bambino e l’adulto ad ascoltare se stesso in modo da essere il punto di riferimento da cui leggere se stesso, gli altri e il mondo».
Prendendo spunto dalla citazione di Ulrick Beck: “I problemi del nostro tempo nascono dal fatto che i nostri corpi sono immersi nel XXI secolo mentre le nostre menti e istituzioni sono rimaste nel XIX” Marianella Sclavi, sociologa ed etnografa, illustra in che senso le nostre menti e istituzioni sono ancora quelle del XIXmo secolo e indica i cambiamenti in atto nelle modalità di convivenza, rappresentanza politica e dinamiche decisionali, che si stanno dimostrando più adeguati ai sistemi complessi di cui ormai siamo tutti noi parte sia nel micro, che meso, che macro.