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Recensione concerto di Robbie Williams a San Siro: un successo

Riprendersi la corona da Re del pop e nient'altro. Era questo l'obiettivo di Robbie Williams che mercoledì sera si è presentato sul palco di San Siro come un pugile che torna sul ring

Riprendersi la corona da Re del pop e nient'altro. Era questo l'obiettivo di Robbie Williams che mercoledì sera si è presentato sul palco di San Siro come un pugile che torna sul ring, consapevole dell'età che avanza e dell'impossibilità di competere con certe nuove leve, ma che di appendere i guantoni al chiodo proprio non ci pensa.

Pugile come il nonno Jack, con il quale il giovane Robbie è praticamente cresciuto e che gli ha insegnato a difendersi con la nobile arte del ring e a fare a botte, in strada, se necessario. Anticipato in scena dall'altrettanto britannico Olly Murs, secondo classificato a X Factor versione inglese nel 2009, tre album all'attivo e che qualcuno, sull'onda dell'entusiasmo e dei piazzamenti in classifica, ha già definito come possibile erede dell'ex Take That, Williams si è presentato su un palco in perfetto stile, il suo, volutamente eccessivo, con sfondo dorato e gigantografia in rilievo della sua faccia da attaccabrighe così come appare sulla copertina dell'ultimo album dato alle stampe, 'Take the crown'.

Davanti allo stadio che si è praticamente riempito lasciando solo qualche buco qua e là tra la folla di nuove e vecchie fan, Williams irrompe dall'alto, in mezzo alle fiamme (vere) e calandosi con un verricello verso il pubblico in delirio. Attorno all'eroe della serata, una quasi big band con sei elementi più tre fiati e tre coriste, oltre ad effetti speciali di ogni sorta, tra fuochi artificiali (questa volta finti), un gigantesco mezzobusto di se stesso che lo porta fino ad un ramo del palco e un'altrettanto enorme testa (sempre sua) con tanto di lanciafiamme.

"Siete più rumorosi della Germania - dice lui vestito di paillettes nere e prima di intonare la cover 'Minnie the moocher' - della Spagna e della Francia". Poi, su 'Kids', richiama in scena Olly Murs per un duetto che suona quasi come un passaggio di consegne. Le più ballate tra quelle pescate dal nuovo album sono 'Be a boy', 'Not like the others' e 'Candy' (che sull'album vanta la collaborazione dell'ex socio Gary Barlow).

Dal passato, invece, Robbie rispolvera tra le altre anche 'Sin sin sin', 'Bodies', 'Come undone' (che finisce sulle note di 'Walk on the wild side' di Lou Reed) ed 'Everithing changes' cantata a suo tempo con la sua vecchia band.

E poi ancora: "Negli anni scorsi mi sono sentito solo e non voglio che si ripeta" dice il buon Robbie, invitando sul palco la ventitreenne Chiara che in men che non si dica si trova fianco a fianco di Williams nel suo letto da scena, sulle note di 'Strong'. Nel finale, ancora note da ballare per quello che oggi sembra riconfermarsi come uno dei più attendibili performer solisti da stadio in circolazione, a cavallo tra 'Me and my monkey', 'Rock dj', 'Feel' e 'Angels' che salutano il pubblico italiano. Almeno fino a quando Robbie non vorrà tornare a non sentirsi solo.

Concerto Robbie Williams a Milano, le foto da social

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