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Giovedì, 25 Aprile 2024
Eventi Monforte / Via Vivaio, 7

Dove non si vede niente: ma si sente e si vive molto di più

Viaggio in "Dialogando nel buio", percorso all'Istituto dei ciechi di Milano. Le sensazioni (incredibili) di un nostro giornalista

Diceva il poeta, l'essenziale è invisibile agli occhi... "Dialogo nel Buio" è un'esperienza sorprendente, una mostra-percorso presso l'Istituto dei Ciechi, in via Vivaio 7: per scoprire l’ampiezza delle facoltà percettive di cui disponiamo oltre alla vista.

L’idea di uno questo spazio espositivo come questo si deve ad Andreas Heinecke, impegnato da anni nello sviluppo di progetti mirati a mettere in relazione realtà sociali abitualmente distanti tra loro. Si entra dunque a piccoli gruppi di 8 persone, a compiere un percorso nel buio, paradossalmente condotti da una persona non vedente. Heinecke diceva che in inglese c’è un detto: “To dare, to share and to care”, che significa “osare, condividere e aiutare”.

L'impressione che si ha nel varcare la soglia dell'oscurità è proprio questa, sentirsi in viaggio con qualcuno, attraverso qualcuno. Il mondo mi appare come uno specchio rotto, un mosaico complesso composto da frammenti isolati, di dettagli da unire. Il personale ci aveva avvertito, non si tratta di una simulazione della cecità. Si può vivere infatti per un'ora orientati a un diverso tipo di percezione, non fatto di privazione ma di piani evocativi a noi sconosciuti.

Rapidamente dotati di bastone, l’occhio svanisce in un breve corridoio che ci consegna al buio assoluto, e tutto il corpo inizia a intuire, la percezione cambia in "impressione". Ora l'esperienza sensoriale, per rac-cogliere i dettagli, si basa esclusivamente su suoni, odori e aromi, oggetti dalle superfici differenti. Si tratta a tutti gli effetti di un itinerario (dal sapere euristico) attraverso alcune stanze che immergono in ambienti tutti da scoprire attraverso i tentacoli dei sensi superstiti.

Chiave di volta di questa esperienza appare chiaramente il rapporto di fiducia con Marinella, la nostra guida non vedente. Mentre ci aiuta ritrovare il sentiero per attraversare un ponte di legno che dà su un piccolo torrente sperimentiamo come la comunicazione possa essere anche molto più profonda e intensa in assenza della luce. La mostra che non mostra ci lascia stupefatti sul senso d'orientamento e sulla capacità di controllo dello spazio da parte della nostra guida cieca: nella sua gentile dimestichezza con un ambiente che a noi pare assurdamente ostile ci fa riflettere su come l'autonomia costruita sulla consapevolezza del proprio limite consenta di arrivare, attraverso una strategia più articolata, a vedere quello che gli altri normalmente vedono.

Dopo aver attraversato spazi urbani ed extraurbani, l’ultima tappa è un bar dove, tra cocktails e aperitivi, ma sempre nell’oscurità più totale, ci confrontiamo con i nostri compagni di viaggio sull’esperienza vissuta. Son stato a cavalcioni su una moto, col naso in un cespuglio di spezie. Sono stato a Capri, con la brezza a prua, del tramonto. E gli altri stavano zitti, c'erano i gabbiani.

Entrare con l'ultimo scaglione ad orario chiusura e andarsene per ultimi è semplicemente magico. Fuori dal palazzo ormai deserto, in strada, ci accorgiamo di essere frastornati dai rumori e gli odori della città, come se gli altri sensi lavorassero ancora ad alto regime.

Distinguiamo suoni a distanza di centinaia di metri. Mi chiedo se riabituarsi alla realtà sia perdere tutta questa percezione.

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