Siamo tutti sulla stessa barca?
La pandemia COVID-19 ci ha reso più consapevoli della nostra fragilità ma, anziché alimentare solidarietà ed empatia, spesso ha finito per amplificare le differenze in tema di rispetto dei diritti umani. Migranti, rifugiati e richiedenti asilo si trovano in una condizione particolarmente difficile: in molti casi non possono contare su un domicilio sicuro, sono più esposti al contagio perché svolgono lavori essenziali ad esempio nel settore dell’assistenza, in agricoltura o nella grande distribuzione, in generale hanno visto allungarsi i tempi e complicarsi le procedure per accedere al permesso di soggiorno o alla regolarizzazione lavorativa.
Nel racconto delle loro storie è progressivamente emersa un’anestesia emotiva, che tende a rappresentarli come una massa indistinta con una scarsa attenzione alle loro condizioni di vita e un disinteresse allarmante nei confronti delle loro sofferenze. Cosa determina questa terribile distrazione sociale? Dipende solo dalla narrazione politica e mediatica?
Nell’ambito del ciclo “Il mondo dopo. Ripensare nuove geografie umane e sociali”, la Casa della Psicologia propone per lunedì 23 novembre l’incontro dal titolo “Siamo tutti sulla stessa barca?”, cui intervengono la giornalista Annalisa Camilli, la psicologa e psicoterapeuta Valentina Stirone, lo scrittore Fabio Geda. Moderano Davide Baventore, vice presidente dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia, e Maria Silvana Patti, membro del Comitato Scientifico della Casa della Psicologia.
L'incontro, con inizio alle ore 21.00, è gratuito e aperto a tutti. Per partecipare è necessario iscriversi sul sito https://www.opl.it e seguire le indicazioni per accedere all’evento online.