Al Piccolo Teatro Studio Melato uno spettacolo che racconta l'estinzione
Dal 3 al 27 marzo, al Teatro Studio Melato, va in scena Uno spettacolo per chi vive in tempi di estinzione, tratto dalla pièce dell’americana Miranda Rose Hall, reinterpretato in Italia da lacasadargilla/Lisa Ferlazzo Natoli, a partire dal progetto per il Théâtre Vidy-Lausanne della regista britannica Katie Mitchell.
Dopo la Stagione estiva 2021 “Ogni volta unica la fine del mondo”, si comincia a tracciare, con questo spettacolo, il percorso progettuale del Piccolo Teatro di Milano con gli “artisti associati” lacasadargilla e Marco D’Agostin.
Il testo dello spettacolo è pubblicato da Il Saggiatore nella nuova collana editoriale del Piccolo Teatro di Milano.
L'estinzione è smettere di esistere
«La differenza tra morte ed estinzione è questa: la morte è scomparire, l’estinzione è smettere di esistere». Sono le parole di Noemi, protagonista di Uno spettacolo per chi vive in tempi di estinzione, una «donna che ha paura della morte, drammaturga, sui 40 anni», che ragiona con il pubblico di origini, lasciti e sopravvivenze. Il testo rimemora le cinque grandi estinzioni che hanno modificato la vita sulla Terra, misurandone il tempo profondo, di generazione in generazione, per arrivare alla singolarità della sesta, velocissima e letale, fine del presente per come lo conosciamo. Un catalogo di specie estinte o quasi, per restituire nome e ‘presenza’ a tutte le forme di vita che stanno scomparendo; perché il tempo dell’uomo, un battito d’ali paragonato alla vita della Terra, rischia di cancellare per sempre l’eredità di tutto il creato. Pipistrelli bruni, gechi marmorizzati o cipressi delle Guadalupe, tutte specie sull’orlo di un’estinzione di massa di cui basterebbe anche solo ricordare i nomi per cominciare a prendersene cura.
Una narrazione di fratture nel tempo e nello spazio, affidata all’attrice Ester Elisha, incorniciata - a incarnare la riflessione principe sul tempo profondo che attraversa tutto lo spettacolo – da un coro misto di uomini e donne di età diverse, con una maggioranza di corpi “anziani”, non professionisti, appartenenti a otto realtà musicali attive sul territorio milanese che, attraverso una partitura “corpuscolare” di voci e gesti armonizzata da Marco D’Agostin, restituiscono la trama della memoria, il ritmo delle generazioni, il passo lento e inesorabile del tempo, unendo in un unico respiro, per un istante, l’intera comunità nuovamente (e finalmente) riunita a teatro.