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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Stati Generali delle donne: premiata a pavia ortopedica Roberta la China

Premio Donne che ce l’hanno fatta” per innovazione in campo medico

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di MilanoToday

Lo scorso 30 Novembre presso l’Università di Pavia si è svolta la cerimonia di premiazione “ Donne che ce l’hanno fatta” organizzata dal Forum Nazionale degli Stati Generali delle Donne, coordinate da Isa Maggi, in collaborazione con Sportello Donna, Fondazione Gaia e l’Ateneo pavese. Il Premio è un riconoscimento a donne determinate, decise, intraprendenti che, rompendo il proprio tetto di cristallo, raggiungono posizioni apicali. “ Donne che ce l’hanno fatta” racconta esperienze professionali e di vita, unite da un unico comune denominatore: apprendimento continuo, credere in sé stesse e rimettersi in gioco, anche con grande fatica. Quest’anno, il Premio per l’innovazione in campo medico è stato conferito alla dott.ssa Roberta La China, ortopedica presso l’Ospedale Santo Spirito di Casale Monferrato. “ Forse la fatica è quello che più frequentemente le donne sperimentano nel percorso verso la loro realizzazione – sostiene Roberta La China nel suo intervento – e paura. Ma le donne spesso si vergognano d’avere questo guaio, e fingono di essere energiche e libere”, come diceva Natalia Ginzburg. Certo, da quando sono state scritte queste parole, diverse battaglie di civiltà e giustizia per la parità delle donne sono state combattute con successo; tuttavia troppe volte ho come la sensazione che anche oggi, nella nostra società sempre “in versione aggiornata”, vi sia ancora chi considera le donne il “sesso debole”. Purtroppo, una tale considerazione si riflette su tanti aspetti della nostra vita. In primis nel mondo del lavoro, ove la precarietà del lavoro femminile e la discriminazione salariale uomo-donna, a parità di mansioni, sono ancora fenomeni molto presenti. E’ difficile eradicali, perché, consentitemi una metafora medica, questi agenti patogeni derivano da fattori strutturali, storici e sociologici. Mi chiedo a quante donne, a lavoro, non è mai capitato di ricevere un complimento, per esempio sull’aspetto fisico, o di dover sopportare una battutina a doppio senso, magari dissimulata sotto l’egida di un equivocato senso di cavalleria, se non peggio di subire vere e proprie avances? Poi, se si occupano ruoli di livello, bisogna fare i conti con la difficoltà di alcuni a ricevere istruzioni e direttive da parte di una donna, specie se giovane. Mi chiedo: “si farebbe con un uomo?” Beh, non credo. O comunque con molta meno frequenza. E perché? Perché non è socialmente accettabile. D’altro canto non serve una molestia per sentirsi “sesso debole”. Basta che i condizionamenti sociali ci inducano ad una rinuncia costante alle nostre ambizioni, alla resa incondizionata a certe consuetudini che passano come “legge di natura”. Io nel mio percorso di crescita professionale ho dovuto fare i conti con tutto quello in cui si può imbattere una donna, giovane e del sud, che decide di fare un mestiere faticoso, in cui “si sega e si martella”, un mestiere per cui ti chiamano in urgenza nel cuore della notte e in cui non esistono le pause pranzo, insomma un mestiere per uomini. Ma non mi sono mai data per vinta! CREDICI è stato il mio mantra! Tanta determinazione, impegno incessante, e un pizzico di fortuna…che non guasta. Perché, dopo la specializzazione, i corsi di perfezionamento in Francia e una breve esperienza lavorativa in Sicilia, sono approdata all’Ospedale Santo Spirito di Casale Monferrato, dove ho avuto la possibilità di fiorire professionalmente, arrivando ad importare, per la prima volta in Italia, Adapt 2.0, una innovativa tecnica chirurgica per il trattamento delle fratture del femore, che ho avuto modo di apprendere a Straburgo e che, al momento, si pratica solo in altre tre strutture in Europa. Adapt 2.0 unisce la scienza medica all’informatica e, attraverso la navigazione in 3D su un elaboratore posto accanto al paziente, permette all’operatore di ridurre l’esposizione alle radiazioni, per il paziente e per sé stesso, nonché una maggiore precisione nel posizionamento della vite cefalica, riducendo drasticamente le complicanze più frequenti, ossia quelle dovute allo spostamento di quest’ultima. Ma il mio è un lavoro d’équipe e, per essere arrivata fin qui, devo ringraziare tutto il team con cui collaboro. Anche un Paese all’apparenza evoluto è al contrario arretrato e maschilista quando dà per scontati condotte e valori che invece normali non sono per niente. Un Paese che tollera il gap salariale tra lui e lei, che privilegia gli uomini ai vertici, che classifica le sportive nella categoria dilettanti o che decide per le donne – sull’abbigliamento, sull’istruzione, sulla carriera, sui figli - facendo credere che siano loro a scegliere, non è un Paese civile, non è un Paese moderno. E noi dobbiamo fare qualcosa: assumerci la responsabilità del cambiamento!" Roberta, una Donna che ce l'ha fatta.

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