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"Una scintilla per riportare la cultura di qualità anche in periferia"

Sarà questo il compito del Teatro Delfino per il suo direttore artistico Federico Maria Zanandrea

Federico Maria Zanandrea, attore, doppiatore e regista ventinovenne, nato a Monza, cresciuto a Milano, è ora direttore artistico del Delfino.

Un ruolo nuovo che lo vede coinvolto dallo già scorso marzo, quando insieme con la sua compagnia, Il Mecenate, ha riscoperto per caso questo stupendo teatro nascosto tra gli edifici di zona Mecenate. Da lì l'idea di rilanciarlo dopo quasi sei lustri di oblio.

"Un impegno notevole, entusiasmante". Come rimarca l'artista ricordando il lavoro che c'è stato e che c'è dietro. Un impegno frutto, non solo di una fortissima passione per il teatro, ma anche del desiderio di allontanare il rischio che questa crisi, oltrechè economica, diventi persino vuoto culturale.

Uno spazio che rinasce: Teatro Delfino © Mesa Paniagua/MilanoToday

Come nasce l'idea d'investire in un teatro dismesso da 29 anni?

L'idea nasce un po' per caso. Noi siamo arrivati qui per fare le prove per uno spettacolo. Da lì è nato un ottimo rapporto con la proprietà. Ci ha colpito la bellezza dello spazio: due sale, una di 485 posti e l'altra, dentro la cascina monluè, è una sala capitolare del 1200 con affreschi, capiteli eolici, che veniva usata solo per le riunioni di condominio di via Mecenate. 

L'idea è questa: noi come compagnia non abbiamo mai avuto sovvenzioni dallo Stato, quindi per noi questo è un investimento importante. Tutto si è messo insieme e con questo entusiasmo siamo riusciti a creare questa stagione 2012-13.

Come pesate di inserirvi nel contesto del quartiere?

Siamo assolutamente consapevoli del fatto che non siamo in una zona centrale con i problemi di carattere logistico che questo comporta. D'altro canto però, abbiamo cercato di fare un cartellone che fosse molto appetibile con nomi di primo piano della scena artistica milanese: Franco Cerri, Gabrielle Calindri, Silvano Piccardi, per citarne alcuni.

Noi vogliamo lavorare sul quartiere perché, innanzitutto, questo spazio nasce come teatro di quartiere. Però è nostro interesse uscire fuori da quelli che sono gli schemi del quartiere ed arrivare a tutta Milano. In un momento storico come questo, riuscire a creare un teatro di alta qualità a dei costi popolari (10-15 euro, ndr) non è poco. Questo è possibile grazie allo spirito con il quale gli artisti hanno aderito all'iniziativa. Con molta determinazione abbiamo preso uno spazio che era morto e gli abbiamo ridato vita. Perché non ci sia anche una crisi di carattere culturale.

Un investimento ambizioso. 

Noi vogliamo, col tempo chiaramente, dare vita ad un teatro importante. Per ora siamo partiti solo da maggio. Sicuramente non faremo concorrenza i teatri stabili perché non abbiamo la forza economica, né strutturale per farlo. Il nostro è un teatro che si basa su quelle che sono le emozioni. 

Quale sarà il pubblico che verrà ai vostri spettacoli?

Noi ci rivolgiamo ad un pubblico eterogeneo. Il nostro cartellone è molto variegato: da spettacoli molto impegnati come quello di Silvano Piccardi, a spettacoli comici, ad eventi come quello di Franco Cerri, a spettacoli per bambini. Abbiamo tenuto conto di quella che era la location centrale del teatro, della sua utenza, E' nostro desiderio coltivare il nostro pubblico. Questo vuol dire, semplicemente, farlo appassionare. Farlo vivere il teatro con la stessa passione con la quale lo viviamo noi. Certamente col tempo abbiamo intensione di organizzare dei corsi e dei laboratori per i più piccoli

Quali sono le aspettative per questa stagione?

L'augurio principale è che il pubblico gradisca e che con i nostri spettacoli contribuiamo a riscoprire luoghi come questi. Vogliamo far partire una scintilla che riaccenda la cultura, riportandola anche qui in periferia. Questi sono grandi professionisti che hanno sposato un progetto quasi a titolo gratuito. Solo per la voglia di costruire qualcosa insieme

 

 

 

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