"Feydeau. A scatola chiusa" in scena al Teatro Sala Fontana dal 10 marzo
Feydeau è considerato, dopo Molière, uno dei più grandi autori della commedia francese e, più in generale, uno dei massimi autori comici di tutti i tempi. La stessa Francia, dopo la sua morte, ha dovuto inchinarsi al suo genio. Ingmar Bergman stimava enormemente il lavoro di Feydeau. Una volta disse che in vecchiaia gli sarebbe piaciuto dirigere una sua opera. Quando gli chiesero perché in vecchiaia, rispose (ahimè!): "Perché per mettere in scena un'opera di Feydeau bisogna essere incredibilmente saggi, e conoscere tutti i trucchi". Questo grande Autore obbliga all’ascolto perché i suoi testi sono spartiti che costringono gli attori a "suonare" dei personaggi enormi. Sì, sono dei grandi personaggi, questi omini e donnine che vanno a cento all'ora! La Belle Époque è il loro tempo. Un periodo durato circa venticinque anni. La parola trainante allora era Moderno. La cosa più moderna di tutte era la Velocità. E fu un turbinio di motori, soldi, nuove classi sociali, moda, champagne, corna, musiche frenetiche, gonne in aria e grandi scoperte, in ordine sparso. E si divertivano, Si divertivano come pazzi. E si arricchivano, compravano case, i dischi col grammofono, andavano a ballare, fornicavano con le mogli altrui, correvano a vedere l' Esposizione Universale e a volte si attaccavano al tram. Poi il tram della Prima Guerra Mondiale non si fermò e il "Bel Periodo" finì. Ma i personaggi di Feydeau non sono finiti. Per stare al passo con i tempi, per essere moderno, veloce, smart, non ci si può permettere troppi pensieri, ma pochi, meglio uno, monomaniacale, chi il sesso, chi i soldi, chi il potere. Non sono burattini, sono uomini. Ognuno col suo pensiero dominante. Non si ascoltano più. Ognuno per la sua strada. È facile in una società così, organizzare equivoci, trabocchetti, scambi di persona e quant'altro, cosa che Feydeau trama mirabilmente, per poterla deridere questa società e mostrarla, a specchio.