"Maternità n° one - ovvero il Big Bang" in scena al Teatro Sala Fontana dal 4 marzo
Lo spettacolo racconta la storia di una donna che scopre di aspettare un bambino, del suo cammino verso la maternità. Del suo “big bang”. Della nascita e ri-nascita. Scoperte, stupore sono il nucleo centrale della storia; quando si rende conto che quello che prova non è quello che credeva, la protagonista entra in conflitto con se stessa ma soprattutto con “quel nuovo mondo” - il mondo appunto della maternità - fatto anche di ipocrisia, luoghi comuni e convenzionalità. In questo stato di “ambivalenza emotiva” chiede aiuto e un confronto. Ci sono le ostetriche, le mamme del corso pre-parto, i dottori, gli amici, la suocera, gli sconosciuti...ma anche in questo caso le risposte non sono sempre quelle che ci si aspetta, non è come nei film. Se chiedi ad una neo mamma: come va? Ti risponderà sempre “bene, tutto bene”. Ma lo sguardo racconta anche altro. La gente si accontenta della risposta. È più facile, più comodo. È questa la risposta normale. Quella che ci si aspetta. Nessuno ormai ha voglia o tempo di entrare in empatia con nessuno. Si dà per scontato che gravidanza e maternità siano eventi meravigliosi, “IL LIETO EVENTO” appunto... assolutamente non intaccati da ombre, pensieri “scuri”. Questi “pensieri” hanno
un nome: baby blues o depressione post partum. Spesso la donna che vive questo buio interiore viene fatta sentire inadeguata, non degna di avere un figlio, incapace di adempiere al proprio ruolo genitoriale. Ammettere di essere depressi, tristi, o anche semplicemente turbati in un momento come questo è un grande tabù. Il non detto delle generazioni venute prima ha fatto fin troppi danni, impedendo di considerare i mesi dopo il parto per quello che sono: una delle tante fasi che portano una donna a diventare anche mamma. Confessare che questa trasformazione può essere faticosa è un atto di grande onestà per le mamme di domani.