rotate-mobile
Eventi

"Ti sposo ma non troppo": a teatro l'amore ai tempi di Facebook

Gabriele Pignotta ed Elena Arvigo ci parlano in anteprima di una storia ricca di equivoci, tradimenti e sorprese dei "maniaci del chattare", in cui non sarà difficile riconoscere aspetti della nostra quotidianità

Dopo il grande successo ottenuto la scorsa stagione Gabriele Pignotta torna a teatro dall’8 al 27 maggio a Milano con la commedia “Ti Sposo, ma non troppo”, ovvero l'amore ai tempi di Facebook, momento in cui il corteggiamento è diventato un gioco di abilità virtuale in cui commenti, likes, tag e tweet si incastrano in un tabellone fatto di social network e smartphone. Vi riconoscete?

Con le sue commedie Gabriele Pignotta ha saputo reinventare un genere, la commedia italiana, trasformandola con un taglio decisamente cinematografico, in una proposta artistica nuova, Coinvolgente, emozionante che da anni attira migliaia di spettatori in molte altre città d'Italia e che si appresta a compiere il grande salto anche nel mondo del cinema.
 
Gabriele, hai abbandonato la tv per la tua grande voglia di raccontare storie. Da cosa nasce l’idea per questa commedia sentimentale?
 
Lo spunto iniziale di “Ti sposo ma non troppo”, secondo le mie intenzioni, era raccontare con semplicità una storia d’amore “contemporanea”. L’avvento di Facebook per me è stato un pretesto per trattare il tema dell’amore. Una coppia in crisi prima del matrimonio, un single convinto che seduce per mestiere, un cuore spezzato che sogna l'amore eterno, entrano casualmente in contatto… Da quel momento le vite dei personaggi si intrecciano dando luogo ad un interminabile serie di equivoci e di situazioni che raccontano il caos sentimentale in cui molti si trovano costantemente!
 
Una scelta ardua quella di far incontrare e conciliare il romanticismo universale e lo “scetticismo cosmico” trattando un argomento che può sembrare banale per la sua grande attualità. In un momento il cui non è facile incontrare il consenso da parte del teatro del pubblico 2.0, qual è i segreto di una proposta teatrale coinvolgente per lo spettatore?
 
Sicuramente essere il più diretti e semplici possibili. Una storia lineare e un umorismo senza tanti ghirigori e artifici sono la chiave per il successo di una commedia che arrivi allo spettatore. L’uso del web e dei social network ha influito sul teatro, il nostro si può definire un nuovo aggiornamento del software, un teatro 2.0.
 
 
Oltre al punto di vista di Gabriele, abbiamo intervistato anche l’attrice genovese Elena Arvigo new entry del cast di “Ti sposo, ma non troppo”. Diplomata all'accademia del Piccolo Teatro di Milano diretta da Giorgio Strehler, ha lavorato per il cinema e televisione (ha recitato in Mangia prega ama del regista Ryan Murphy, in tv nel ruolo di Giulia Mercuri ne “La piovra 10”).
 
Elena, sappiamo che per te l’esperienza teatrale non è nuova, ma dopo aver interpretato ruoli di opere di ampio respito, come ti senti nei panni di uno dei protagonisti dell’amore virtuale in una commedia sentimentale?
 
Dopo aver recitato in “Noccioline – Peanuts” di Fausto Paravidino, regia di Valerio Binasco, "4:48 Psychosis" di Sarah Kane regia di Valentina Calvani, "Addio al nubilato" di Francesco Apolloni e "Il Bosco" di David Mamet (regia di Valentina Calvani e in parte mia), questa nuova esperienza mi appassiona molto. Mentre quando si interpreta un pezzo di letteratura la sfida è far passare certi messaggi in modo corretto, perché il pubblico è attento a cogliere le sfumature dell’interpretazione di opere rappresentate nel corso della storia, in questo caso la sfida sarà far divertire lo spettatore e far passare dei messaggi sociali per l’appunto, come quello dei rapporti interpersonali sui social network.
 
Quanto differente è il pubblico delle commedie dal pubblico del cosidetto “Teatro impegnato”?
 
La commedia è un genere che avvicina lo spettatore. Le atmosfere emotive sulle quali si sviluppa una pièce teatrale acuta e coinvolgente diventa uno specchio nel quale lo spettatore incuriosito non può non riconoscersi, In “Ti sposo, ma non troppo” si tratta l’amore dalla frenetica ossessione per il “rimorchio” alla disperata ricerca del rapporto perfetto. Spesso lo spettatore che preferisce il cinema impegnato fraintende il “noioso” con l’impegnato, ma una buona opera teatrale lascia un messaggio indifferentemente dal genere che rappresenta.
 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

"Ti sposo ma non troppo": a teatro l'amore ai tempi di Facebook

MilanoToday è in caricamento